Il decreto natalizio? Secondo Bianchi (Lega) “È razzista verso i settentrionali e comunista contro i comuni piccoli”
Parte con una provocazione la considerazione del deputato leghista che dalla lettura del decreto governativo con le disposizioni sulle feste del periodo natalizio stigmatizza alcune delle scelte che colpiscono alcune parti d'Italia indiscriminatamente

«Fermo restando la gravità della situazione sanitaria e la necessità di mantenere alta l’attenzione (bisogna sempre premetterlo per evitare che ad ogni critica per mancanza di buon senso del Governo, si venga tacciati di negazionismo), questo decreto è palesemente infarcito di razzismo e comunismo».
Parte con una provocazione la considerazione del deputato leghista Matteo Bianchi (a sinistra nella foto) che dalla lettura del decreto governativo con le disposizioni sulle feste del periodo natalizio stigmatizza alcune delle scelte che colpiscono alcune parti d’Italia indiscriminatamente.
«Parlo di razzismo perché limitando gli spostamenti a partire dal 25 dicembre, consenti il cenone della vigilia di Natale e non il pranzo di Natale: come tutti sappiamo la tradizione settentrionale è incentrata sul pranzo e non sul cenone» – spiega il deputato che aggiunge: «parlo di comunismo perché il provvedimento crea un nuovo muro di Berlino tra i piccoli comuni: non ha senso attuare le stesse misure attuate a Roma, anche tra Morazzone e Gazzada, per esempio».
Un’osservazione che il deputato cala su due esempi molto differenti tra loro: «Puoi andare dalla Garbatella a Trastevere facendo 7 chilometri e attraversando zone da 2 milioni di residenti ma non puoi fare 500 metri attraversando il nulla per andare nel piccolo comune a fianco perché trovi il muro che divide parenti soli dalle proprie famiglie. Il Presidente Mattarella continua a ribadire la necessità di tenere unito il paese, ma così si va nella direzione opposta».
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