L’album senza nome dei Led Zeppelin
Lo chiamano 4, lo chiamano Zoso…

E’ passato alla storia come Led Zeppelin IV ma in realtà non ha mai avuto un titolo proprio per scelta di Page: ogni membro del gruppo scelse un simbolo e quei quattro illeggibili segni – che qualcuno volle leggere Zoso – divennero il nome del disco, che in copertina non riportava assolutamente nessuna scritta. A differenza del disco precedente, che abbastanza inspiegabilmente aveva ricevuto un’accoglienza abbastanza tiepida dalla critica, questo fu accolto benissimo, anche perché forse si capì di essere di fronte al disco che avrebbe dettato gli standard dell’hard rock – e di seguito dell’Heavy Metal – almeno per un decennio. Ed il termine che la critica usò di più per definirlo fu “epico”, che effettivamente era corretto anche se non si pensa solo ai due pezzi più lunghi del disco: When the levee breaks e soprattutto Stairway to heaven, che restò il loro brano più famoso in assoluto. Piuttosto divertente peraltro che che nessuno abbia mai capito bene il suo testo cosa diavolo volesse dire: lo stesso Plant, a cui fu chiesto il significato di alcuni passaggi, disse che non se lo ricordava! Poco male: il linguaggio della musica è più che sufficiente, e fece sì che questo disco (23 volte di platino nei soli Stati Uniti!) diventò un vero e proprio simbolo del rock.
Curiosità: a differenza di altri gruppi, gli Zep, a parte l’orchestra di Kashmir, non invitarono quasi mai altri musicisti nelle loro incisioni. Le eccezioni sono un suonatore indiano di tabla nel primo album; Ian Stewart, pianista esterno degli Stones, in questo e in Physical Graffiti; ed infine Sandy Denny, la grande cantante dei Fairport Convention, che qui duetta con Robert “Percy” Plant ed ha diritto anche lei ad un carattere simbolo.
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