Speciale Quirinale, Bianchi: “I colloqui sono iniziati ed è una cosa positiva per una soluzione autorevole”
Nel mezzo del voto per il tredicesimo Presidente della Repubblica pubblichiamo le riflessioni dal "diario" del deputato varesino Matteo Bianchi

Varesenews sta seguendo da vicino l’avvicinamento del voto per l’elezione del tredicesimo Presidente della Repubblica (Segui lo speciale Quirinale) anche attraverso le testimonianze di quelli che saranno i protagonisti di quell’elezione: i grandi elettori della provincia di Varese. Questo il “diario Quirinale” del deputato varesino Matteo Bianchi.
Nell’epoca dei social, dove tutto sembra abbia una necessità di condivisione, l’elezione per il nuovo inquilino del Quirinale arriva “senza filtri” ad un ampio pubblico che si pone le più svariate domande: perché buttare via giorni con schede bianche? Come si sceglie il nome da votare? Quando avremo il nuovo Presidente?
Tutte domande legittime per chi si avvicina alla politica solo nei momenti più caldi. Innanzitutto bisogna partire dal presupposto di fondo, cioè che l’attuale Costituzione prevede –ovviamente- la classica tripartizione dei poteri ma sul principio della cosiddetta Repubblica Parlamentare che eleva deputati e senatori (oltre ai delegati regionali) a “grandi elettori”, i quali dovranno scegliere il Presidente della Repubblica.
Il meccanismo di voto è rodato ed ha portato ad avere Presidenti di indubbia autorevolezza, quindi non ci si deve scandalizzare se le prime votazioni porteranno ad un nulla di fatto: anche per il conclave che portò all’elezione di Papa Francesco servirono cinque votazioni prima della fumata bianca. Credo che la politica, nelle sue liturgie più complesse, comunque porterà il paese, prima della fine della settimana corrente, ad avere il successore di Sergio Mattarella.
Quest’ultimo viene strattonato da più parti ma, declinando ogni coinvolgimento, mostra elevato senso delle Istituzioni in quanto, per volere costituente, il Presidente della Repubblica è una figura che deve essere slegata da logiche elettorali, tant’è che il mandato dura 7 anni, disallineandolo dai 5 anni della durata delle legislature. La rielezione di Giorgio Napolitano deve rimanere un caso unico con questo assetto. Diversamente, bisognerebbe avere il coraggio di modificare la Costituzione per andare verso una Repubblica Presidenziale, cosa che mi troverebbe d’accordo, legando quindi il mandato del Presidente a quello delle maggioranze parlamentari.
Ma ora così non è ed il Parlamento dovra’ trovare una sintesi autorevole. I colloqui sono iniziati e questa è una cosa positiva. Il centrodestra ha le carte da giocare e dovra’ farlo con intelligenza oltre che con prudenza: dopo 30 anni le sinistre trovano difficoltà nell’esprimere un nome con ampie credenziali e sembra essere una novità indigesta per il Partito Democratico.
Sicuramente l’equilibrio che verrà trovato a Montecitorio sarà di tutto rispetto, ma ci si augura che tutte le forze politiche aprano ad un dialogo consapevole rispetto ai numeri presenti in questo Parlamento.
Matteo Bianchi
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