L’ex premier della Romania Boc: “Questa è la fine del regime di Putin, non si tratta di se ma di quando”
In questi giorni si assiste ad un'impressionante mobilitazione della cittadinanza romena che attende ai punti di frontiera nel nord e nell’est della Romania l’arrivo di donne, bambini, anziani dall'Ucraina
«Questo è l’inizio della fine per il regime di Putin. Non si tratta di “se” ma di “quando”. Signor Putin – sei solo! Signor Putin, lei è dalla parte sbagliata della storia! Signor Putin, non si può costruire il futuro reinventando i demoni del passato! Viviamo in un’Unione di pace e democrazia: non permettiamo a Putin di svegliare i demoni del conflitto!». La guerra del presidente russo in Ucraina sta risvegliando in ogni dove la risposta degli stati democratici europei e tra gli interventi più accorati dal palco di Marsiglia alla Conferenza europea delle città e delle regioni c’è stato anche quello di Emil Boc, sindaco di Cluj-Napoca ed ex primo ministro della Romania (2008-12).
Proprio in questi giorni si assiste ad una impressionante mobilitazione della cittadinanza romena che attende ai punti di frontiera nel nord e nell’est della Romania l’arrivo di donne, bambini, anziani che sono riusciti a scappare dall’Ucraina.
«In Romania avevamo a ieri 120.000 rifugiati – spiega Emil Boc -, 70.000 rifugiati sono ancora lì, 18.000 dei rifugiati sono bambini a cui dobbiamo offrire l’accesso all’istruzione e al sostegno all’inclusione. È un sostegno favoloso quello che riceviamo dalla società civile di Cluj-Napoca e abbiamo messo insieme l’iniziativa locale “tutti per l’Ucraina”. La parte peggiore di questo evento non è ancora arrivata e abbiamo bisogno del sostegno europeo per i prossimi passi.
«Dobbiamo trasmettere il messaggio che non sono soli. Non sono soli perché condividono con noi gli stessi valori. Oggi hanno bisogno del nostro supporto sul campo e per quanto riguarda il signor Putin dico: basta! In qualità di presidente dell’Associazione rumena dei comuni, ho inviato una lettera a 327 sindaci di città russe e ho detto loro che non incolpiamo i russi per questa guerra. La guerra è la guerra di Putin, ma non possiamo accettare che i giovani si uccidano a causa sua. Dobbiamo difendere la democrazia! Tutto per l’Ucraina! Tutto per la democrazia!».
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