Imprese in sinergia. Quando il prodotto è questione di feeling

La collaborazione tra imprese assume spesso forme originali, al di fuori dai modelli strategici e dagli schemi contrattuali. Funziona e per questo rende il lavoro migliore: il caso della Bai srl di Castiglione Olona e della Mas Lambertoni srl di Cairate

Gli imprenditori italiani sono come l’ala destra nel calcio: dei fuoriclasse che amano la solitudine. Una condizione che, a torto o a ragione, il legislatore ha cercato di superare una decina d’anni fa con una legge che disciplinava il contratto di rete di imprese. Era il periodo in cui l’economia, dalle banche alle metalmeccaniche, parlava solo di aggregazioni, fusioni e partnership perché i problemi da risolvere nella coda lunga della crisi dei subprime sembravano essere tutti riconducibili alla dimensione e all’efficienza. In un mercato dominato dalle micro e piccole imprese, si cercava dunque di scardinare la logica dell’uomo solo al comando, tipica delle aziende italiane.
A vedere i numeri* (leggi nota) prodotti da questa tipologia di contratto, non si può certo parlare di successo. Le ragioni sono diverse, anche se quella solitudine innata, unita alla scarsa integrazione manageriale in azienda, potrebbe essere il principale imputato. I
l fatto che gli imprenditori abbiano dimostrato di non amare la rigidità e la tipizzazione degli schemi contrattuali, non esclude però che nascano altre forme di collaborazione più informali e liquide. (nella foto, da destra: Alessandro Lambertoni, Lorenzo Barison, Marco Ferrara, socio di Lambertoni, e Fabio Coppari, responsabile commerciale)

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LA COMMESSA CONDIVISA

L’esempio arriva da due piccole metalmeccaniche la B.A.I srl di Castiglione Olona e la M.A.S Lambertoni srl di Cairate che hanno acquisito commesse comuni, scegliendo la strada da seguire a seconda dell’entità della commessa. Una collaborazione nata al bar e quasi per caso, con l’obiettivo di fare economie di scala, ridurre i costi e migliorare i processi.
«È una sinergia che riguarda settori che entrambe le aziende toccano – spiega Lorenzo Barison, ceo della metalmeccanica B.A.I -. La strada che percorriamo è il rapporto normale di fornitura, cliente e capo commessa, ruolo che ricopriamo alternativamente. Certo che se il valore della commessa supera i 500 mila euro allora la collaborazione va necessariamente strutturata».

DIVERSI E COMPLEMENTARI

È una strategia che permette di accedere a nuovi mercati e progetti importanti senza caricarsi necessariamente di nuovi costi in quanto B.A.I e M.A.S  Lambertoni sono due realtà complementari. La prima, che ha trenta addetti e un fatturato intorno ai 6 milioni di euro, è specializzata in robotica e automazione con una produzione che spazia in più settori merceologici, dall’alimentare al farmaceutico, passando per automotive e idraulica. La seconda, che è sul mercato da cinquant’anni, produce macchine per incollaggio e dispensazione, dando lavoro a quindici persone.
Entrambe sono alla seconda generazione. «L’azienda che continua di padre in figlio, come nel nostro caso, è un passaggio che noi diamo quasi per scontato, ma è piuttosto estraneo alla cultura imprenditoriale degli altri paesi» sottolinea Alessandro Lambertoni, ceo della M.A.S srl.

UN LAVORO QUASI SARTORIALE

«È impossibile diventare troppo grandi per un lavoro che non è di serie. Il nostro, seppur praticato all’interno di un’industria, è un lavoro di fatto artigianale» continua Lambertoni.
In effetti le loro macchine sono dei veri e propri “vestiti su misura”. È un modello di impresa che ha nella cura del dettaglio il vero valore aggiunto. «Realizziamo le varianti delle catene di produzione di grandi aziende – spiega Barison -. Automatizziamo il processo e se un cliente ci chiama per chiederci di fare una lavorazione strana noi non diciamo mai di no».
In un mercato che tende a standardizzare tutto, questi imprenditori sono dunque ben consapevoli della loro originalità. «Riconduciamo all’automazione possibile cose che sulla carta sembrano impossibili – conclude Barison – perché noi conosciamo molto bene il nostro know-how».

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Michele Mancino
michele.mancino@varesenews.it

Il lettore merita rispetto. Ecco perché racconto i fatti usando un linguaggio democratico, non mi innamoro delle parole, studio tanto e chiedo scusa quando sbaglio.

Pubblicato il 24 Ottobre 2022
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