La scienza per i diritti umani al MUSA di Milano

All’interno dell’università statale apre il Museo Universitario delle Scienze Antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani.

La scienza entra nella vita quotidiana e ci permette di conoscere sempre più elementi della società. Vale per i vivi, ma molto anche per i morti. Dal loro studio si possono conoscere abitudini e molto altro. C’è sempre più interesse verso queste attività, ma la grande novità di MUSA è mettere al centro i diritti umani.

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La scienza per i diritti umani a MUSA 4 di 17

Il museo apre i battenti il 2 novembre nei locali dell’Università statale in via Celoria. L’obiettivo del Museo Universitario è di diffondere il ruolo delle scienze mediche, antropologiche e forensi nella lotta alla violenza e nella tutela dei diritti umani: tutti infatti sanno che la medicina e le discipline scientifiche curano le infezioni, i tumori e molte altre malattie, ma pochi conoscono il ruolo fondamentale che queste hanno nel contrastare le violazioni dei diritti umani.

Protagoniste sono quindi le discipline che si occupano di studiare il corpo in tutte le sue forme per ricostruire un passato, remoto o recente, attraverso l’esame del cadavere, dello scheletro e del vivente.

“Una università sul territorio – afferma Elio Franzini, Rettore dell’Università degli Studi di Milano – è ricerca e didattica, ma anche trasferimento di conoscenza e MUSA ne è un esempio. È il primo spazio che apre una stagione di sviluppo museale del nostro ateneo. Noi dobbiamo essere custodi della dignità e della memoria”.

Il MUSA ha avuto una genesi veloce e all’inizio del 2020 venne presentato un bando alla Fondazione Cariplo. Da lì alla sua realizzazione il tempo è stato breve. “Il progetto – come lo ha presentato Cristina Cattaneo, Professoressa Ordinaria di Medicina Legale e di Antropologia dell’Università degli Studi di Milano e Direttrice del LABANOF, Laboratorio di Antropologia e Odontologia Forense – nasce da un laboratorio molto piccolo che si è sviluppato nel tempo per la giustizia e i diritti umani. Insieme a diversi partner abbiamo iniziato a pensare a MUSA, Museo Universitario delle Scienze Antropologiche, mediche e forensi per i diritti umani”.

Vi è scarsa conoscenza del potenziale della scienza nel difendere la giustizia e la dignità e nel combattere la violenza. Il MUSA, nato dall’intuizione e dalla volontà del LABANOF, insieme a Fondazione Cariplo, Fondazione Isacchi Samaja e Terre des Hommes Italia, arriva per colmare tale lacuna e quindi diffondere il ruolo della scienza nella tutela dei diritti umani e sensibilizzare in maniera interattiva e obiettiva istituzioni e opinione pubblica su queste tematiche.

La facciata del museo è stata realizzata dai ragazzi dello IED. È diviso in diverse stanze che si occupano di tematiche diverse. C’è anche una parte archeologica che presenta un lavoro sui resti scheletrici che ci possono aiutare a scoprire la storia. Comprendendo io passato possiamo aggiustare il tiro rispetto a ciò che siamo oggi. C’è una sezione sull’identità con la presentazione di un lavoro per restituire i nomi ai morti. Questa stanza è una delle più emotive con quattro testimonianze molto forti. La stanza successiva è dedicata al crimine per far conoscere come funziona la scienza rispetto a questo tema. Mostriamo come si aiuta la giustizia. L’ultima area riguarda i viventi. Guardando i loro corpi si capisce come la scienza può identificare i drammi dei più deboli. Si chiude il museo con l’operazione Melilli rispetto al naufragio più grave successo nel Mediterraneo. Tutto il lavoro ha avuto un apporto enorme da parte dei giovani”.

“Oggi il formale e l’informale si toccano. – interviene Marco Rasconi, Membro della Commissione Centrale di Beneficenza e Coordinatore della commissione Servizi alla persona di Fondazione Cariplo. – La scienza si mette a disposizione dell’umanità per migliorare la qualità della vita e della dignità della persona. Nulla è di per se autonomo e ha relazioni con tutto quello che ci circonda. Questo va raccontato e avere come protagoniste le giovani generazioni è importante. Fondazione Cariplo lavora per obiettivi strategici contaminandosi con la comunità. Sosteniamo progetti come MUSA perché hanno questa prospettiva”.

Al Progetto hanno preso parte diverse realtà. “Rispettare i diritti umani – afferma Padre Aristide Cabassi, Presidente della Fondazione Isacchi Samaja Onlus, – è fondamentale per recuperare dignità. Stiamo facendo un lavoro biblico dove va dato un nome alla persona che non c’è più. Fare questo è uno sforzo umanitario immenso. Questo permette di costruire un futuro ai loro cari. La certezza della morte permette di elaborare e guardare avanti. Per questi valori noi abbiamo creduto a questo progetto. Da una esperienza come questa può cambiare anche il Terzo settore perché non possiamo vivere solo sulle emergenze”.

“Lavoriamo sulla protezione dell’infanzia – ha raccontato Donatella Vergari, Presidente Terre des Hommes Italia – e una ricerca sul maltrattamento minorile ci fece comprendere quanto fosse grande questo fenomeno. Abbiamo così iniziato la collaborazione con Labanof per tracciare percorsi scientifici sulla nostra inchiesta. Ci siamo ritrovati anche sull’esperienza con i migranti. Noi ci occupiamo dei vivi e il 20 percento sono bambini non accompagnati. Labanof si occupava dei morti e abbiamo pensato di unire le forze. La dignità alle persone la stiamo dando anche solo perché ne abbiamo parlato”.

Cristina Cattaneo ama il suo lavoro e la passione emerge in ogni suo messaggio. Il podcast realizzato da Chora media e Mario Calabresi danno bene il senso del suo lavoro oltre il MUSA.

A volte emerge anche l’amarezza per la scarsa attenzione a un lavoro che ha molto a che fare con la dignità della persona. “Le autopsie sono diminuite molto e questo non va bene perché non permette di conoscere le cause di morte. Al di là di quanto si crede c’è sempre più distanza tra la scienza e il mondo delle indagini”. Una questione non da poco perché fa diminuire le possibilità di dare un nome e una identità a tante persone decedute e di cui i parenti non sanno più nulla. MUSA Diventa così anche un forte strumento culturale.

Le visite e gli orari

MUSA sarà aperto al pubblico a partire da mercoledì 2 novembre con ingresso gratuito, con i seguenti orari

• Martedì: 14-18
• Mercoledì: 14-18, con accoglienza dei soci volontari del Touring Club Italiano
• Giovedì: 14-18
• Venerdì: 9-18 (dalle 14 alle 18 con accoglienza dei soci volontari del Touring Club Italiano)
• Sabato 9-13. con accoglienza dei soci volontari del Touring Club Italiano
• Domenica e lunedì: chiuso

Ingresso al Museo: via Ponzio, 7
Per info e prenotazione gruppi: musa@unimi.it

L’apertura al pubblico sarà possibile anche grazie all’accoglienza dei soci volontari del Touring Club Italiano, nell’ambito del progetto Aperti per Voi, iniziativa che dal 2005 favorisce l’apertura sistematica e continuativa di luoghi d’arte e cultura.

Le sezioni di MUSA

Sono attualmente sei, dotate di pannelli, diorami, esposizioni, animazioni e video. Avranno anche QR code, una piccola zona dedicata ai non vedenti, con audioguida e modelli tattili, e una postazione computer su prenotazione per la consultazione guidata di casi giudiziari conclusi sia nazionali che internazionali, filmati, opinioni, podcast sugli argomenti.

Introduzione.
La prima stanza è caratterizzata da un’animazione introduttiva del museo e sei diorami a muro, ciascuno dei quali illustra i passaggi dello studio dei resti umani, da come si presentano alla datazione, alla determinazione del sesso, dell’età, etnia, delle malattie e dei segni di violenza.

Sezione Storico-archeologica.
Questa sezione funge sia da deposito di una parte della Collezione Antropologica del Labanof di circa 1.500 scheletri, che da area illustrativa dell’evoluzione di Milano su 2mila anni partendo dai suoi scheletri. Le sezioni sono: romana, alto e basso medievale, moderna e contemporanea, e in ciascuna sono presenti reperti dell’epoca.

Sezione Identità.
Viene trattato l’importante e misconosciuto tema del diritto all’identità dei morti. Con l’ausilio di pannelli, animazioni e interviste, si ripercorrono il tema della perdita ambigua (di chi non sa se il proprio caro scomparso è vivo o morto), dell’identificazione scientifica di resti umani, delle statistiche e del problema dei cadaveri sconosciuti sul territorio nazionale e internazionale, dei disastri di massa (come quello di Linate), con particolare attenzione ai morti non identificati delle migrazioni.

Sezione Crime.
Anche attraverso l’ausilio di plastici, si trattano le tematiche della medicina legale, dell’antropologia forense e delle scienze forensi in generale nell’assistere la giustizia nei crimini mortali come l’omicidio e l’occultamento di cadavere, nei quattro scenari tipici: il sopralluogo, sia su cadavere che su resti occultati, l’autopsia, le indagini di laboratorio e il dibattimento. Viene anche illustrato l’intervento delle forze dell’ordine e, in particolare, degli esperti della scientifica sulla scena del crimine e nei laboratori.

Sezione Vivi.
In questa sala quattro postazioni raccontano, tramite animazioni e video, l’importanza della medicina e delle scienze forensi nella tutela dei vivi, come nei casi di vittime di maltrattamento, violenza sessuale e tortura, sia su umani che su animali.

Missione Melilli-il Barcone.
Il percorso si chiude con un angolo “immersivo” dedicato a uno dei maggiori eventi contemporanei simbolo di violazione dei diritti umani: il disastro del 18 aprile 2015, dove il naufragio di un peschereccio al largo della Libia fece mille vittime tra migranti adulti e adolescenti.

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Pubblicato il 19 Ottobre 2022
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