Omicidio di Carol Maltesi, Davide Fontana: “Provo vergogna ogni singolo giorno, è giusto che io paghi”
Davide Fontana, reo confesso per l'omicidio di Carol Maltesi, ha chiesto scusa a tutti in aula prima dell'inizio dell'udienza del processo a suo carico

«Provo pentimento e vergogna ogni singolo giorno, è giusto che io paghi». Davide Fontana ha deciso di parlare per chiedere scusa a tutti in aula in apertura dell’udienza del processo che lo vede imputato per l’omicidio di Carol Maltesi, nell’ambito del quale oggi, lunedì 28 novembre, saranno ascoltate le testimonianze degli operanti. L’uomo, reo confesso, è stato rinviato a giudizio davanti alla Corte d’Assise di Busto Arsizio per l’omicidio della 26enne italo-olandese uccisa e fatta a pezzi a Rescaldina e ora è chiamato a rispondere di omicidio aggravato, distruzione e occultamento di cadavere.
«Voglio chiedere scusa a tutti – le parole che Fontana ha chiesto alla Corte di poter pronunciare prima che sul banco dei testi iniziassero a sfilare i Carabinieri che si sono occupati delle attività di indagine che hanno portato al suo arresto -: ho fatto una cosa mostruosa, orribile. Ancora non mi spiego e non capisco come abbia potuto fare una cosa del genere. Provo pentimento e vergogna ogni singolo giorno, è giusto che io paghi e dal carcere voglio fare tutto il possibile per espiare. Spero un giorno che tutti possiate perdonarmi».
Carol Maltesi quando è stata uccisa si era trasferita da poco meno di un anno a Rescaldina, andando a vivere in una casa di corte in via Barbara Melzi dove poco dopo sarebbe andato ad abitare anche Davide Fontana, l’uomo che sarebbe diventato il suo carnefice. Lui stesso lunedì 28 marzo, ad oltre due mesi dalla morte della donna, si era presentato lunedì 28 marzo ai Carabinieri offrendo informazioni che da subito sono risultate contraddittorie agli occhi degli inquirenti rispetto a quanto emerso fino a quel momento dalle indagini. Sottoposto ad una serie di contestazioni, Fontana aveva finito per confessare l’omicidio e l’occultamento del cadavere, prima conservato in un congelatore appositamente acquistato e poi, una volta fatto a pezzi, gettato in un dirupo di montagna in Valcamonica dopo un primo tentativo di bruciarlo in un barbecue.
Già ad aprile Fontana, ascoltato dagli inquirenti in un’interrogatorio fiume durato cinque ore si era dato più volte del vigliacco per non aver avuto il coraggio di chiamare subito le Forze dell’Ordine, come aveva riferito il suo legale all’Ansa. Davanti al GUP, invece, si era dichiarato pentito e aveva detto di non avere coraggio di guardare in faccia i genitori di Carol. Per lui la difesa durante la prima udienza del processo che lo vede imputato per l’omicidio di Carol Maltesi aveva chiesto alla Corte d’Assise di disporre una perizia finalizzata ad accertare la sua capacità di intendere e di volere al momento del fatto ed eventuali altri aspetti psicologici che potrebbero aver influenzato le sue azioni, depositando anche una consulenza tecnica dalla quale sono emersi «tratti personologici patologici di tipo ossessivo, narcisistico e dipendente che possono indicare un disturbo di personalità». Sulla richiesta, alla quale si sono opposti i legali di parte civile per i quali al momento non ci sarebbero elementi che ne evidenzino la necessità, la corte deciderà nel prosieguo della fase istruttoria del processo.
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