Maggiordomo a processo a Varese per abusi sessuali sulla figlia minore del padrone di casa
Al banco degli imputati un domestico originario dello Sri Lanka a servizio da una facoltosa famiglia della provincia di Varese. La vittima si confida con la terapeuta, e partono le indagini
Sessantatrè anni, originario dello Sri Lanka, a lungo al servizio di una facoltosa famiglia della provincia Varesina come domestico-maggiordomo tuttofare, è oggi a processo per reati gravissimi: violenza sessuale aggravata dalla minore età della vittima, vale a dire la figlia del padrone di casa che al momento dei fatti contestati aveva poco più di 10 anni.
Accuse che hanno fatto piangere in aula il padre nell’escussione avvenuta davanti al Collegio di Varese: l’uomo è stato ascoltato come teste, dopo aver appreso di quanto una psicoterapeuta della figlia, anni dopo i fatti, gli aveva raccontato, cioè la confidenza della ragazza che aveva raccontato alla specialista di aver subito abusi da parte di quell’uomo che avrebbe potuto essere abbondantemente il padre per questioni anagrafiche e che si sarebbe approfittata di lei durante momenti di sonno-veglia in auto, al rientro dagli allenamenti in palestra, ma anche nell’abitazione della famiglia, una grande villa, in seguito lasciata per il trasferimento di madre, padre, fratello e sorella (la parte offesa) in altra abitazione.
Ricordi dolorosi dell’uomo che venne ascoltato dagli investigatori a sommarie informazioni testimoniali nell’agosto del 2019, pochi giorni dopo aver appreso dalla psicopedagogista il racconto della figlia, uno dei primi atti in mano agli inquirenti oltre alle analisi forensi del cellulare dell’imputato e i verbali delle audizioni protette della giovane che oggi ha 19 anni (è nata nel 2004), ma ai tempi dei sospetti abusi, consumati secondo l’acqua fino al 2015, ne aveva meno di 10. Il domestico, dopo che la famiglia lasciò la villa (ma quando non era stata ancora sporta alcuna denuncia), continuò a prestare servizio presso il nuovo proprietario della casa, che aprì un B&B. Il nuovo padrone di casa è stato ascoltato in aula anch’egli come testimone e ha raccontato del comportamento irreprensibile sul lavoro da parte dell’imputato, un uomo che mai destò sospetti per le accuse che gli vengono mosse, ma che in seguito alla denuncia venne allontanato anche in virtù del periodo di pandemia che tre anni fa decretò lo stop della struttura ricettiva.
Un particolare su cui la difesa dell’imputato patrocinata dall’avvocato Jacopo Arturi si è soffermato riguarda un fatto insolito, vale a dire la firma nel libro delle presenza del B&B da parte della famiglia che proprio in quella casa aveva abitato: «Arrivarono qualche giorno prima dell’inaugurazione ufficiale, circa una settimana prima. Erano curiosi di vedere come avevo sistemato gli ambienti interni, le camere, gli appartamento per il B&B. E nel libro delle presenza che già campeggiava all’ingresso ricordo frasi scritte forse anche dalla stessa ragazza, che elogiavano e ricordavano le qualità del mio dipendente oggi a processo».
La prossima udienza è in programma a maggio, quando verranno ascoltati altri testi dal collegio presieduto da Cesare Tacconi; il aula la pm Giulia Grillo.
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