Appello della Lega al Governo per trattenere gli infermieri: in Canton Ticino lavorano 4300 frontalieri
Dei quasi 16.000 addetti del settore socio sanitario il 70% arriva dalle province di Varese e Como dove le aziende ospedaliere lamentano la carenza di 400 infermieri
In Canton Ticino sono quasi 16.000 i dipendenti delle strutture socio sanitarie. Di questi 4300 sono frontalieri di cui il 70% provengono dalle province di Varese e di Como. Tra il 2020 e il 2022, il 90% dei sanitari che ha lasciato l’Italia per un lavoro in Ticino sono infermieri. I dati, forniti dagli Ordini professionali di Varese e di Como, sono stati l’occasione per lanciare l’ennesimo appello al Governo perché trovi delle misure per contenere questa diaspora. Attualmente, nelle ASST Sette Laghi, ASST Valle Olona e ASST Lariana mancano complessivamente 400 infermieri
A lanciare il monito sono stati Gigliola Spelzini e Emanuele Monti, consiglieri regionali della Lega: « Siamo molto preoccupati in merito alla crescente emigrazione del personale sanitario, specie fra medici e infermieri, verso la Svizzera. Questa situazione, causata principalmente da una disparità salariale marcata, mette in seria difficoltà il comparto della sanità ma anche quello sociosanitario nelle zone di confine, per questo chiediamo che il Governo si attivi per trovare delle soluzioni, come incentivi o l’istituzione di un’indennità di confine per mettere un freno a questo fenomeno».
La mozione, inoltre, ricalca un emendamento approvato alla Camera, a firma Lega, alla legge di ratifica degli accordi fra Italia e Svizzera prevedendo la possibilità di concedere sgravi e contributi per alcune categorie lavorative strategiche, come quelle del comparto sanitario: «L’Ordine delle professioni infermieristiche – proseguono Monti e Spelzini – già ascoltato molte volte nella passata legislatura, ha proposto una serie di interventi molti dei quali, però, non sono percorribili da parte di Regione Lombardia che ha già ampiamente fatto la propria parte. Le richieste che vogliamo fare al Governo in tutte le sedi opportune, a partire dalla Conferenza Stato-Regioni, sono l’introduzione di un’indennità di confine, come già avvenuto in passato per le forze dell’ordine, richiedere un intervento immediato per il rinnovo contrattuale del comparto sanità a livello nazionale e un aumento della quota del fondo nazionale sanitario destinato alle Regioni di confine, al fine di prevedere maggiori indennità per il personale impiegato in aree difficilmente raggiungibili e caratterizzate da carenza di personale. Dobbiamo assolutamente preservare il patrimonio umano e professionale della sanità lombarda e contrastare l’emigrazione verso la Svizzera. La salvaguardia del nostro sistema sanitario – concludono Spelzini e Monti – è di fondamentale importanza per garantire ai cittadini un’elevata qualità dell’assistenza medica e infermieristica».
La mozione è stata approvata all’unanimità.
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