Un centro di tafonomia al cimitero di Belforte a Varese: la ricerca per aiutare le indagini della polizia scientifica
L'indagine è frutto della collaborazione tra l'Università dell'Insubria e il Comune che ha messo a disposizione un'area cimiteriale. A maggio i risultati del lavoro iniziato due anni fa

Il ritrovamento di un corpo senza vita. Le indagini degli inquirenti devono far luce sul caso. Tra le prime cose che occorre comprendere è “da quanto tempo giaceva a terra”?
La scientifica entra in azione e risale al momento della morte attraverso rilievi e analisi che corrispondono a indicatori ottenuti attraverso il lavoro dei ricercatori.
Ed è proprio per stabilire risultati utili al fine della stima dell’intervallo post-mortale in campo forense che l’Università dell’Insubria ha avviato una ricerca in collaborazione con il Comune di Varese.
L’accordo prevede la destinazione di un’area circoscritta del cimitero di Belforte per l‘allestimento di un centro di tafonomia umana.
Che cosa sia esattamente ce lo spiega il dottor Massimo Alonzo, direttore della struttura complessa di Medicina Legale dell’Asst Sette Laghi: « È lo studio della decomposizione di resti umani attraverso un approccio multidisciplinare. Abbiamo creato un laboratorio a cielo aperto, dedicato all’analisi della decomposizione dei resti umani, in un’area di 200 metri quadrati dislocata all’interno del perimetro cimiteriale».
La dottoressa Chiara Rossetti, specialista in medicina legale e dirigente medico ospedaliero di Asst Sette Laghi, è la referente per l’azienda in questo progetto con l’Insubria, che vede l’ateneo varesino collaborare con altre realtà accademiche sia in Italia, come quella di Genova per gli aspetti legati agli studi entomologici e micologici, sia in Scozia. L’indagine biochimica è partita nel maggio del 2023 e si concluderà nel maggio prossimo.
Una quarantina di teste umane (appartenenti a precedenti attività scientifiche di simulazione e studio in campo chirurgico) sono state deposte a 40 cm di profondità in tre diversi terreni: agricolo, argilloso e sabbioso. Ricordiamo che si tratta di organi di corpi donati spontaneamente alla scienza.
Al loro fianco sono stati posizionati dei data logger per la registrazione continua di temperatura e umidità.
Con periodicità quadrimestrale, per un totale di cinque volte, si svolge il recupero di nove teste ( con il contestuale prelievo di campioni di materiale encefalico, muscolare ed osseo) e del terreno circostante per analizzare la correlazione del terreno con il processo di decomposizione.
«I prelievi – racconta ancora il dottor Alonzo – sono destinati ad essere sottoposti ad una serie di analisi multidisciplinari: antropologiche, entomologiche, micologiche ed omiche con approcci macroscopici, microscopici e molecolari. La creazione di un centro di tafonomia, con l’utilizzo di resti umani inumati in differenti terreni da integrarsi con prossime indagini proteomiche e con l’analisi del microbioma, può rivelarsi importante per l’applicazione di plurime metodiche scientifiche multidisciplinari e per il conseguente sviluppo di nuovi risultati utili al fine della stima dell’intervallo post-mortale in campo forense».
I risultati della ricerca, finanziata dalla Fondazione Valcavi, offriranno le chiavi interpretative necessarie agli inquirenti incaricati di far luce sui casi allo studio. Il progetto, presentato nei suoi risultati preliminari nel corso del 46° Congresso Nazionale della Società Italiana di Medicina Legale e delle Assicurazioni (SIMLA) 2024, è stato proposto tra i Progetti di Rilevante Interesse nazionale (PRIN) presso il MUR.
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