Proposta per cambiare l’orario scolastico a Malnate, la protesta dei genitori: “I bambini non sono dei piccoli adulti”
Nella lettera firmata da due genitori si legge: "Le conseguenze di decisioni prese in modo sbrigativo e superficiale, senza ascolto e coinvolgimento attivo delle famiglie, rischia di rendere la vita scolastica dei nostri bambini un grande sforzo e non l’appassionante gioco di crescita che dovrebbe essere"

Riceviamo e pubblichiamo la lettera firmata da due genitori di Malnate, che protestano riguardo alla proposta dell’Istituto Comprensivo “Iqbal Masih” di cambiare dal prossimo anno scolastico l’orario delle lezioni.
“La città dei bambini”. È così che si autoproclama la città in cui da alcuni anni viviamo.
Stessa città in cui sabato sera ogni genitore dell’istituto comprensivo Iqbal Masih ha ricevuto un messaggio informativo che comunica che martedì sera si voterà per un riarrangiamento dell’orario nei nostri istituti. Un cambio che, secondo il dirigente e il consiglio di istituto, dovrebbe migliorare la qualità dell’apprendimento dei nostri bambini, dati gli scarsi risultati dei test INVALSI degli ultimi due anni.
L’orario proposto è dalle 08.00 alle 13.30 tutti i giorni, eliminando mensa e pomeriggio del lunedì (già qualche anno fa è stato tolto il pomeriggio del mercoledì a favore di due uscite alle 14.00 per i bambini di quarta e quinta, decisione già all’epoca non condivisa dai genitori).
Crediamo che la comunità educante (genitori, educatori, docenti, dirigenza) debba rimboccarsi le maniche di continuo per rendere la vita scolastica dei nostri bambini una meravigliosa avventura. Sono il presente e il futuro delle nostre comunità e sono loro che devono stare al centro dei nostri pensieri, riflessioni e soprattutto decisioni.
Pensiamo davvero che sia uno stile di vita idoneo quello in cui un bambino di 6, 7 o 8 anni entri a scuola alle 08.00 e esca alle 13.30, con due intervalli e con un pranzo verso le 14.00? Con un pomeriggio che inizia sempre più tardi e che accorcia i tempi del riposo, del gioco e delle amicizie?
Si può davvero pensare che le scarse competenze osservate da un test (peraltro parziale, peraltro solo negli ultimi due anni) sui bambini dipendano dalla distribuzione delle lezioni, e non da altri fattori? Pensiamo alle classi sempre più piene e alla continuità degli insegnanti (non garantita a nessuno degli alunni dell’istituto nell’ultimo anno).
Sarebbe bello invece che l’impegno fosse volto a rafforzare negli insegnanti gli strumenti pedagogici e conoscitivi adatti ad una situazione sempre più complessa.
Può davvero contribuire positivamente pensare di estendere l’orario scolastico nella fascia più improduttiva (12.30-13.30)?
Ci sembra che la comunità educante della “città dei bambini”, sia evidentemente divisa: in questo caso sta mancando dialogo, e al centro non ci sono certamente le esigenze dei bambini.
Le conseguenze di decisioni prese in modo sbrigativo e superficiale, senza ascolto e coinvolgimento attivo delle famiglie, rischia di rendere la vita scolastica dei nostri bambini un grande sforzo e non l’appassionante gioco di crescita che dovrebbe essere.
Questa modalità è specchio della società in cui viviamo e che tanto critichiamo. Una società che ha al centro gli interessi degli adulti e che approfitta del fatto che “i bambini si abituano a tutto”, sottovalutando che diventeranno adulti anche loro. Adulti che non potranno avere a cuore il territorio perché nel territorio chi poteva non si è occupato di loro come avrebbe potuto. Non li ha avuti a cuore nel loro momento di vita più delicato: l’infanzia.
Speriamo che al momento della votazione si rifletta meglio, si strutturi un iter decisionale migliore e si consideri che un bambino non è un piccolo adulto a cui si può imporre qualsiasi cambiamento.
Veronica e Francesco
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