Scontro in consiglio regionale sul fine vita: Fontana sollecita un confronto rispettoso. Critici Pd, 5 Stelle e Fratelli d’Italia

Il governatore ha presenziato al dibattito mostrando la particolare importanza della questione. Un primo caso trattato all'Asst Fatebenefratelli. Ik capogruppo di FdI ha espresso amarezza perchè la Lombardia si è spinta troppo oltre

Consiglio regionale lombardia

È stato affrontato in consiglio regionale il tema del fine vita. Il presidente Fontana ha sottolineato la delicatezza e la rilevanza del tema, invitando a un confronto rispettoso e privo di divisioni ideologiche. Ha ricordato che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 242/2019, ha introdotto una condizione di non punibilità per l’aiuto al suicidio in specifici casi di malati con sofferenze intollerabili, ribadita poi dalla sentenza n. 135/2024. In seguito a queste decisioni, la Regione ha avviato un approfondimento per garantire l’applicazione delle normative, enfatizzando però la centralità delle cure palliative come alternativa al suicidio medicalmente assistito.

Fontana ha evidenziato che la Regione ha istituito un Tavolo Regionale per studiare le implicazioni delle sentenze della Corte e assicurare una gestione uniforme delle richieste. Ha inoltre chiarito che, nel primo caso di suicidio assistito in Lombardia, l’iter è stato rispettato: il Comitato Etico ha verificato i requisiti, ma il Servizio Sanitario Regionale non è stato coinvolto nella somministrazione del farmaco, che è stata gestita autonomamente dalla paziente con il supporto del proprio medico di fiducia: « In Lombardia l’ASST Fatebenefratelli – Sacco, è stata depositaria di una richiesta di suicidio medicalmente assistito – ha spiegato Fontana-  ricevuta la richiesta, è stato nominato il Collegio per la valutazione delle quattro condizioni stabilite dalla Corte costituzionale, è stato allertato il Comitato Etico territorialmente competente. Sono seguite interlocuzioni valutative tra il Collegio e la richiedente. Da ultimo, il Comitato Etico ha reso il proprio parere certificando che la paziente fosse in possesso dei quattro requisiti stabiliti dalla Corte. Si precisa che la procedura di autosomministrazione non ha interessato il Servizio Sanitario Regionale, la prescrizione del farmaco è stata effettuata dal medico di fiducia individuato dalla paziente ed il farmaco è stato fornito, così come avvenuto in analoghi casi nelle altre regioni, da parte dell’Azienda sanitaria territorialmente competente. Di questi fatti non è stato possibile dare evidenza e informazione in ragione della richiesta di riservatezza da parte dei legali dell’interessata. Questo procedimento è avvenuto in un quadro di autotutela dell’ente Regione affinché venisse evitata la soccombenza di fronte ad un giudice, come avvenuto in altre regioni italiane, per così consentire che venissero superate le condizioni di impossibilità dovute alla condizione fisica del soggetto interessato dalla procedura».

«Regione Lombardia – ha proseguito Fontana –  in questo quadro lacunoso dal punto di vista normativo, si è altresì rivolta alla Conferenza delle Regioni affinché si trovi all’interno delle regioni medesime una posizione comune sulle modalità attuative delle sentenze 242/2019 e 135/2024 in attesa che venga approvata una norma nazionale sul tema per evitare che si sviluppi un quadro di non uniformità sul territorio nazionale. Ricordo infine come proprio quest’Aula, lo scorso 19 novembre, ha votato una pregiudiziale di costituzionalità del progetto di legge di iniziativa popolare promosso dall’Associazione Luca Coscioni per incompetenza a trattare la materia del fine vita, in assenza di un quadro normativo nazionale che faccia chiarezza nel lacunoso e frastagliato contesto attuale. Auspico che – ha concluso Fontana – il Parlamento si attivi, finalmente e nel breve, così da definire dei punti fermi che il contesto impone, a tutela e rispetto dell’umanità e del dolore delle persone. Una normativa chiara, definitiva e certa è innanzitutto una questione di civiltà».

Una posizione che non è stata gradita dagli alleati di FdI: il capogruppo  Christian Garavaglia, ha espresso contrarietà al presidente : «Presidente Fontana, ti abbiamo sostenuto e ti sosteniamo in modo franco, tuttavia su questa tematica le nostre posizioni sono distanti e differenti. Esprimiamo insoddisfazione e amarezza ritenendo che Regione Lombardia si sia spinta troppo in là andando oltre il confine che le compete. La nostra richiesta è che ci si fermi” ha aggiunto.

 Il consigliere regionale del PD, Samuele Astuti, ha criticato la mancata regolamentazione del fine vita da parte della Regione e ha chiesto norme chiare per tutelare pazienti e operatori sanitari. Nicola Di Marco (Movimento Cinque Stelle) ha accusato la maggioranza di non voler affrontare il tema, sostenendo che la Lombardia debba applicare la sentenza e fornire risposte concrete, invece di rimandare la questione a una futura normativa nazionale.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 11 Marzo 2025
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