Dai Nirvana a Levante, passando per la “Volare” di David Bowie: storie di cover che non sembrano cover
Non sempre sono meglio, a volte sono solo diverse. E ogni tanto diventano le versioni che ricordiamo davvero. 5 canzoni +1 per avvicinarci alla serata di Materia di venerdì 23 maggio insieme a Paolo Marrone e Massimo Germini

Ci sono cover famose più dell’originale. Altre che ci metti un attimo a scambiare per inediti. Poi ce ne sono alcune che restano lì, a metà, sospese: né copie, né rivoluzioni, soltanto reinterpretazioni.
Per scaldarci un po’ alla serata musicale di venerdì 23 maggio a Materia dedicata alla bellezza senza tempo della musica d’autore, ecco cinque brani (più uno un po’ marziano) che hanno cambiato pelle restando se stessi e fedeli all’artista che ha dato nuova vita. Una breve playlist da ascoltare e riascoltare, magari con la stessa leggerezza con cui Marrone e Germini si sono messi davanti a otto canzoni italiane e le hanno spogliate fino all’osso.
PRENOTA IL TUO POSTO A MATERIA
All Along the Watchtower – Jimi Hendrix (1968)
Originale: Bob Dylan (1967)
Dylan l’ha scritta, Hendrix l’ha incendiata. La sua versione in elettrico ha ridefinito la canzone, donandogli una veste psichedelica, al punto che lo stesso Dylan ha iniziato a eseguirla dal vivo “ispirandosi” proprio alla cover del re della chitarra rovesciata. A rispolverarla nella mitologia del “pop autoriale” sono stati prima Alan Moore con Watchman e poi Sorrentino nella sigla di The New Pope, la serie del Premio Oscar tricolore che con l’elezione di un papa americano potrebbe meritare un rewatch.
The Man Who Sold the World – Nirvana (1993/94)
Originale: David Bowie (1970)
La cover per eccellenza. La canzone risale alla prima fase di Bowie e diede il titolo al terzo disco in studio (di quell’album caldamente consigliato è il brano All the Madmen), l’MTV Unplugged dei Nirvana l’ha impressa in un’altra epoca, un quarto di secolo dopo. Kurt Cobain ne ha fatto una confessione spettrale e iconica. Oggi quando si pensa agli Novanta una delle prime immagini che viene in mente è un devastato Cobain coperto da un cardigan verde ai Sony Studio di New York, intento a suonare questo brano. In molti credono ancora che sia un pezzo dei Nirvana. E a Bowie la cosa divertiva. A proposito di cover targate “Duca Bianco”, conoscete questa sua versione di Volare?
Hallelujah – Jeff Buckley (1994)
Originale: Leonard Cohen (1984)
Ancora una versione del 1994, l’anno delle grandi cover. Il brano era già reinterpretato da molti (John Cale, tra i primi), ma nella memoria di tante, tantissime persone, riecheggerà per sempre la voce di Buckley, fragile e intensa. Quella versione dolente ha fatto il giro del mondo su cd e cassetta. E ha a contribuito a rendere una canzone meravigliosa eterna e, suo malgrado, a rendere il brano di Cohen tra i più reinterpretati di sempre. Nel bene e nel male. Ma non facciamone una colpa a Buckley.
Impressioni di Settembre – Marlene Kuntz (2009), con Patti Smith
Originale: PFM (1972)
Incisa dai Marlene Kuntz nel 2009 per il loro primo Best of, la poesia della PFM si rinnova e arriva a nuove generazioni grazie a una rilettura intensa, nata in un momento di svolta verso la musica d’autore. L’esibizione a Sanremo 2012, con la partecipazione straordinaria di Patti Smith, riporta il brano sotto i riflettori. La “sacerdotessa del rock” chiude la performance con un intervento recitato ispirato al testo originale firmato da Mogol e Pagani. Una curiosità, a dirigere l’orchestra era un varesino: Vittorio Cosma.
6. Vita – Levante (2015)
Originale: Lucio Dalla e Gianni Morandi (1988)
Le bonus track sono piccoli sfizi che gli artisti inseriscono nelle versioni deluxe dei dischi, un modo per ricompensare i fan con qualcosa di diverso e speciale. Spesso si tratta di cover. Dopo il successo dell’esordio con Manuale distruzione, Levante inserisce tre brani acustici per la special edition del suo secondo disco. Il primo è Vita, offrendo una nuova voce a un grande classico del pop, come è quello di Dalla e Morandi. Niente arrangiamenti, solo voce e chitarra. Funziona perché è semplice, diretta e sincera
BONUS TRACK
Ladies and Gentlemen We Are Floating in Space – Spiritualized (1997)
La citazione (non autorizzata) di Can’t Help Falling in Love di Elvis ripetuta in loop si intreccia al materiale originale di J. Spaceman e al Canone in Re maggiore di Pachelbel (quella musica che accompagna il 90% delle marce nuziali e il 100% delle lacrime dei testimoni). Ne nasce un brano a “tre strati”: una ninna nanna cosmica, un gospel laico, un requiem stelle e strisce che risuona in orbita a cavallo tra un millennio e l’altro. Una cover travestita da inedito, o forse il contrario. È lei la nostra bonus track.
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