“Ammazzare stanca”, la ‘ndrangheta del Varesotto in un film di Daniele Vicari in concorso a Venezia 82
La pellicola racconta la vita del collaboratore di giustizia Antonio Zagari, cresciuto tra la Calabria e il Varesotto negli anni della prima espansione mafiosa al Nord

Sarà presentato nella sezione Spotlight – Selezione Ufficiale della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia “Ammazzare stanca”, il nuovo film di Daniele Vicari.
La pellicola prende ispirazione dall’autobiografia di Antonio Zagari, figura controversa della ‘ndrangheta calabrese, e racconta il suo percorso di ribellione a un destino criminale.
Una storia vera tra Calabria e Lombardia
Ambientato nei primi anni Settanta, il film segue le vicende di Antonio, figlio di un boss calabrese trapiantato in Lombardia, nel Varesotto. Dopo aver partecipato a omicidi e traffici illeciti, il giovane comprende di non essere adatto a quella vita e decide di ribellarsi al padre, tramando contro di lui una vendetta che va oltre la morte. Sullo sfondo, la violenza delle cosche e le lotte sociali dell’epoca.
Un cast corale e la regia di Vicari
Il film vede protagonisti Gabriel Montesi nei panni di Zagari, affiancato da Vinicio Marchioni, Selene Caramazza, Andrea Fuorto, Thomas Trabacchi, Pier Giorgio Bellocchio, Rocco Papaleo (nel ruolo di don Peppino Pesce) e altri interpreti di rilievo. La produzione è firmata da Mompracem con Rai Cinema e il sostegno della Regione Emilia-Romagna. La distribuzione in sala è affidata a 01 Distribution.
Dalla pagina al grande schermo
L’opera si ispira al memoir pubblicato da Zagari nel 1992, un racconto diretto e senza filtri che documenta dall’interno i rituali e le dinamiche della ‘ndrangheta. Quel testo è considerato una delle prime testimonianze di questo tipo in Italia e ha contribuito a diverse indagini giudiziarie negli anni Novanta.
Il percorso di Antonio Zagari
Nato a San Ferdinando (RC) nel 1954, Zagari si era trasferito con la famiglia nel Varesotto negli anni Sessanta. Attivo nei traffici criminali tra Calabria e Lombardia, divenne collaboratore di giustizia nel 1990: le sue dichiarazioni portarono all’operazione “Isola Felice” e a oltre cento arresti. Morì nel 2004 in circostanze ancora poco chiare, in un incidente motociclistico avvenuto nella località protetta dove viveva.
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