Dopo il Covid, l’olfatto si recupera con un training di tre mesi e senza farmaci
Il dottor Alberto Macchi, otorinolaringoiatra dell'Ospedale di Varese, firma uno studio che dimostra il successo dell'intervento tempestivo entro un mese dalla guarigione
La perdita dell’olfatto è uno dei primi e più frequenti sintomi dell’infezione dal Sars CoV-2 e può perdurare per lungo tempo, anche oltre un anno, dopo la guarigione clinica dal Covid19.
Fino a qualche mese fa, si pensava che la perdita potesse essere irreversibile. Un recente studio internazionale cui ha dato il suo contributo il dottor Alberto Macchi, della Otorinolaringoiatria dell’Ospedale di Circolo di Varese diretta dal professor Paolo Castelnuovo, smentisce questa previsione e sostiene che il disturbo va corretto il più presto possibile e con cure non farmacologiche.
Nel lavoro dal titolo “Systemic corticosteroids in coronavirus disease 2019 (COVID-19)-related smell dysfunction: an international view” pubblicato sul prestigioso International Forum Allergy & Rhinology, il dottor Macchi e altri venti specialisti di tutto il mondo, sulla base di un’ampia casistica, giungono alla conclusione che il disturbo olfattivo si può curare con successo se preso precocemente e senza l’utilizzo di protocolli farmacologici a base di cortisonici che anzi vengono sconsigliati.
“Se il paziente – commenta il dottor Macchi – entro un mese dalla guarigione dal Covid non ha ancora riacquistato l’olfatto, è bene che si rivolga a un centro specializzato come il nostro per impostare un training olfattivo, un percorso che di norma dura 3 mesi. In pratica si tratta di “allenare” le cellule del nervo olfattivo a riconoscere gli odori. Questo nervo infatti è l’unico che ha la capacità intrinseca di rigenerarsi durante tutta la vita. Se i neuroni del recettore olfattivo sono danneggiati abbiamo la possibilità di stimolarne la rigenerazione attraverso l’esposizione ripetuta agli odori.”
Quanto all’utilizzo di farmaci cortisonici lo studio conclude che “le evidenze a supporto della loro utilità sono deboli mentre sono accertati effetti collaterali negativi specie in caso di utilizzo nelle prime fasi della malattia”.
“Le conclusioni cui giunge questo studio cooperativo – commenta Lorenzo Maffioli, Direttore Sanitario di ASST Sette Laghi – sono importanti e di grande valore scientifico perchè frutto dell’incrocio di dati provenienti dai più importanti centri al mondo di cura dei disturbi olfattivi, un ristretto novero di realtà di cui come Ospedale di Circolo siamo orgogliosi di far parte. Nel COWoG infatti lavorano ricercatori e clinici tedeschi, inglesi, americani, canadesi, giapponesi e di molte altre nazioni che rappresentano l’eccellenza assoluta nel settore. Una conferma ulteriore – conclude Maffioli – che a Varese grazie alla stretta sinergia tra ospedale e università abbiamo professionisti di livello mondiale in molte specialità.”
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