“Non sono solo braccia e badanti”
Alla festa i colori del mondo si è disusso di integrazione e di diritti degli immigrati. Invitati tutti i politici ma Lega e Pdl non si presentano
Erano invitati anche Pdl e Lega ma hanno declinato l’invito. Forse il tema, i diritti degli immigrati, o la possibilità di confrontarsi con le comunità straniere che vivono in questo territorio, si prestano più agli slogan che al confronto. È stata a una "voce sola" dunque la tavola rotonda organizzata dalle Acli di Varese nell’ambito di "I colori del mondo" la festa alla Schiranna dedicata all’integrazione e allo scambio tra culture diverse. "L’Italia non è e non sarà mai un paese multietnico" dichiarava, alcuni giorni fa, il premier Silvio Berlusconi. Nel nostro paese vivono però oltre 4 milioni di stranieri e questo non lo possiamo ignorare. Quali sono i motivi che portano da noi centinaia di migliaia di persone alla ricerca di un’opportunita e come si sta comportando il nostro Paese nei loro confronti? Ne hanno parlato, intervistati dal direttore di VareseNews Marco Giovannelli alcuni rappresentanti della politica locale: Carlo Scardeoni, Mario Aspesi e Rocco Cordì.
«L’Italia è un paese con la memoria corta – ha detto Rocco Cordi, candidato alle elezioni europee per Sinistra e Libertà -. I nostri anni cinquanta sono stati segnati dai movimenti migratori. C’erano italiani che partivano da nord a sud alla ricerca di una speranza. Ma allora era diverso: c’erano i partiti di massa, le parrocchie, una forte rete di associazioni, gli oratori. Si cercavano delle soluzioni per costruire un futuro comune. Oggi siamo di fronte a un problema analogo ma mancano le proposte costruttive. Come si può dire poi che non siamo un paese multietnico quando ci sono milioni di stranieri in Italia?». L’immigrazione che finisce nei quotidiani e nell’agenda politica è spesso solo quella legata alla sicurezza e all’ordine pubblico. Si parla invece poco di diritti, di persone, di motivi che spingono un migrante a lasciare il proprio paese. «È giusto sostenere che chi arriva sul nostro territorio deve rispettare le regole – ha aggiunto Mario Aspesi derigente del Partito Democratico – ma dobbiamo anche essere consapevole che queste persone non possono essere considerate solo braccia e lavoro. Dobbiamo accettare la loro vita sociale, imparare a vederle anche di giorno e anche il venerdì con tutto quello che comporta».
«Sono vent’anni che siamo martellati da messaggi politici e mediatici che infondono timore e paura – sostiene Carlo Scardeoni di Rifondazione Comunista – e oggi la maggior parte delle persone associa la parola clandestino a delinquente. Questo è il risultato di una politica vicina alla destra, fatta di slogan e che basa sulla paura del diverso tutta la sua ragione d’esistere. Dobbiamo accettare invece che c’è una parte del mondo che ci sta chiedendo il conto, che chiede all’Europa ricca il dovuto di anni e anni di sfruttamento». L’integrazione però non viene da sola, serve volontà, da parte di tutti: cittadini, stranieri e stato: «La politica deve farsi carico dei bisogni di un territorio e deve saper affrontare i cambiamenti – ha aggiunto Cordì -. Non può dunque ignorare i problemi di queste persone. Sarebbe come dimenticare che anche noi siamo stati emigranti e spesso vittima di offese e pregiudizi».
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