Chiude la tessitura Piatti, produzione spostata in Romania
Fondata nel 1919, la Piatti è stata una vera e propria istituzione per il territorio, ora erano rimasti in 35. A Inarzo restano gli uffici
Un pezzo di storia (economica ma non solo) del territorio chiude i battenti e se ne va. I proprietari della Fratelli Piatti Spa hanno infatti deciso di chiudere la produzione nello stabilimento di Inarzo, avviando così le procedure di mobilità e cassa integrazione per circa venti dipendenti. Fondata nel 1919, la Piatti è una vera e propria istituzione per il territorio: nella tessitura, tra le macchine, i telai e il magazzino, hanno lavorato in migliaia tra inarzesi e cazzaghesi, tant’è che ogni singola famiglia può contare almeno un membro che ha lavorato nei 40 mila metri quadri di fabbrica al confine tra i due minuscoli paesi. Oggi, complice la crisi del settore tessile, la decisione della proprietà, affidata ai due fratelli Marco e Paolo, di chiudere la produzione a Inarzo, dove rimarranno uffici, magazzini e parte commerciale: la ditta ha infatti già da qualche anno cominciato a delocalizzare in Romania, dove i costi di produzione sono inferiori.
Già nell’ultimo periodo, circa tre anni fa, si era verificato un primo ridimensionamento: via via il numero di lavoratori si è assottigliato dai centocinquanta di inizio secolo ai 90 degli Anni Novanta, a 60 fino ai circa 35 odierni, dei quali una ventina sarà lasciato a casa. La Piatti è specializzata nel tinto in filo, elasticizzati, tessuti tecnici, tendaggi, tessuti di ogni tipo di fibra sia naturale, artificiale che sintetica. Il 26 dicembre è la data fissata per la chiusura della produzione.
Oggi, martedì 2 dicembre, il rappresentante sindacale della Filtea Cgil Salvatore Minardi incontra i lavoratori per spiegare loro le prospettive: «Si deve ancora capire se si può ricorrere alla cassa integrazione straordinaria o si deve aprire la procedura di mobilità, preludio ai licenziamenti – spiega il sindacalista -. Vista la chiusura della produzione c’è spazio per la prima ipotesi, ma dovremo valutare. Qualcuno era già in cassa integrazione ordinaria che sta per finire: si sperava in un recupero, ma la situazione da ottobre in qua è precipitata per tutto il comparto con riduzioni di produzione e contrazione di fatturato con ricadute sul bilancio che va in perdita. Negli anni la proprietà ha provato a riposizionarsi, ma la situazione non è più recuperabile. Cercheremo di aiutare i lavoratori attivando le politiche attive della Provincia di Varese, sperando in tempi migliori e in una loro ricollocazione futura».
Paolo Piatti, uno dei due proprietari, allarga metaforicamente le braccia: «Non è più possibile andare avanti, la concorrenza sleale dell’Estremo Oriente ci costringe a questa decisione – spiega -. Abbiamo cercato di spostare parte della produzuione in Romania per mediare i costi e abbassare i prezzi, ma non riusciamo comunque ad essere competitivi. La crisi del settore è ben conosciuta, andremo avanti con la commercializzazione, speriamo almeno di riuscire a tenere aperto in Romania».
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