Supermulta all’Ao, Zoia “incassa” e si difende, il sindacato puntualizza
Il direttore dell'Ao bustese Pietro Zoia: «Questione d'intepretazione: faremo ricorso, la Regione è con noi». Vanoli (Cgil): «Deroghe sul riposo minimo solo con il nuovo contratto collettivo nazionale»
Il direttore dell’azienda ospedaliera (Ao) di Busto Arsizio Pietro Zoia non si scompone più di tanto di fronte alla maximulta da 15 milioni di euro inflitta all’Ao dall’Ispettorato provinciale del lavoro. «Faremo ricorso contro la multa, la Regione ci sosterrà legalmente» annuncia. «Sia chiaro che la multa riguarda il solo ospedale di Saronno, per il periodo 2003-2005» mette le mani avanti il direttore. Tutto nasce, a suo dire, da una questione di interpretazioni da dare all’art. 7 del decreto 66/2003 sui riposi dei lavoratori. Zoia non lo dice a chiare lettere, ma far conciliare le undici ore minime di riposo consecutivo previste con le necessità pratiche di tre ospedali non dev’essere una barzelletta. «Nell’ambito di una giornata sono sempre state garantite undici ore di risposo, anche non consecutive» ammette; «nell’ambito delle 24 ore, però, salvo casi eccezionalissimi nessuno ha mai lavorato più di dodici ore, a meno proprio che venisse a mancare il turno successivo…» Nell’autunno scorso, non senza difficoltà, la turnazione è stata cambiata «discutendone con le rappresentanze dei sindacati, riuscendo a cambiare anche abitudini consolidate in termini di orari di lavoro: tutto sempre nell’interesse dei malati, che sono il centro della nostra attività».
La problematica dei turni riguarda, sostiene Zoia, tutta Italia; «dall’autunno scorso l’Ao di Busto ha rivoluzionato i turni, riuscendo a cambiare abitudini consolidate, per garantire il servizio da un lato e il rispetto delle norme dall’altro. Non so in quanti ospedali d’Italia sia davvero rispettato il decreto 66». All’art. 17, inoltre, il decreto stabilisce che vi possono essere deroghe al limite delle undici ore di riposo, purchè decise a livello di contratto collettiva nazionale, o a seguito di questo, oppure tramite specifico decreto. Morale, se si vogliono deroghe serve il rinnovo del contratto collettivo nazionale. Un problema antico come i sindacati: la contrattazione "forte" per eccellenza è quella nazionale.
Se per Zoia il decreto 66/2003 è ambiguo, in quanto lascerebbe margini d’intepretazione («quando inizia e quando finisce la singola giornata di lavoro? Che duri ventiquattr’ore siamo d’accordo, ma quando parte? A mezzanotte? Alle sette?»), per Manuela Vanoli, segretario generale del settore funzione pubblica per la Cgil di Varese – che parla a nome della "triplice" Cgil-Cisl-Uil – il testo del decreto è invece chiarissimo. «Deroghe sul limite delle undici ore consecutive di riposo sono possibili solo dietro contrattazione collettiva al livello nazionale: solo su quella base si può poi stabilirle anche al livello locale» ribadisce la responsabile sindacale. «Nel caso particolare dell’Ao di Busto Arsizio, è in atto da tempo un confronto sindacale che ha visto raggiungere un primo accordo (quello citato da Zoia, ndr) ma non prima di aver dovuto interrompere le trattative e recarsi dal Prefetto per la procedura di conciliazione. Di certo Busto, con la sua multa, ha messo in luce un problema effettivo, che si sta affrontando un po’ in tutta Italia».
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