La sindrome del pasticcino
Qualcosa sta cambiando. Occorre iniziare a usare le lenti giuste e tirar fuori il coraggio, ma adesso si inizia a respirare un’aria nuova.
Cultura, arte e tempo libero si sono scrollati di dosso tanta polvere e il nostro territorio torna a mostrare elementi di eccellenza anche in questi delicati settori.
La riapertura del Chiostro di Voltorre è un altro tassello di un puzzle interessante. L’orgoglio di cui ha parlato la neodirettrice, Caterina Carletti, ha delle ragioni. E non solo perché lei è riuscita a portare a Varese, come comitato artistico, personaggi di altissimo livello, ma perché ha dato indicazioni precise su cosa movimenti la cultura per l’economia di un territorio.
Gli esempi di Treviso e di Locarno non solo non sono irragiungibili, ma il Varesotto oggi ha le carte in regola per fare addirittura meglio.
A una condizione però: che ci si creda e si lavori tutti, ma davvero tutti, per una comune scommessa.
Ha ragioni da vendere la Carletti quando parla della sindrome del pasticcino. Ovvero che ognuno, si confeziona un bel dolcetto, invece di pensare a una bella torta, la cui fetta è certamente più grande, e spesso più buona.
È questa la ragione che forse ha portato in pochi giorni due persone, in contesti molto diversi, a esprimere il bisogno di un nuovo Rinascimento.
Per quanti storceranno il naso basti pensare a cosa si sta realizzando in capo sportivo, artistico e culturale.
I soliti mondiali di ciclismo del 2008 sono solo la punta di un iceberg. Le nazionali australiane hanno scelto il lago di Varese per la loro sede da qui alle olimpiadi di Londra del 2012. Il turismo sportivo riscopre sempre nuove mete nel nostro territorio.
In campo artistico Voltorre si aggiunge a una serie di strutture che attendono ormai solo la nuova galleria d’arte moderna di Gallarate, che sarà una delle più belle e grandi in Italia.
Quanto ad altre forme di cultura basti pensare ai teatri e alle loro stagioni. Solo Gallarate e la città capoluogo hanno oltre centocinquanta serate programmate ospitando tutto ciò che si muove nell’intero Paese.
Il cinema che fino a poco tempo fa viveva di ricordi, oggi ha due festival di richiamo nazionale e internazionale. Il Baff e i Cortisonici fanno parlare di Varese ben fuori i confini italiani.
E per chiudere il mondo dei libri. Il festival del racconto, il premio Chiara, Amor di libro, Duemila libri, la biblioteca di Tradate, Librando e finalmente rientra anche Busto Arsizio fanno molto più di quanto si vede in rassegne ben più blasonate.
Tutto questo però non basta più. L’applauso per ogni organizzatore richiede il piacere di mettere i propri strumenti a disposizione di un grande direttore di orchestra che sappia valorizzare tutta la bravura di ogni solista. C’è spazio per tutti, ma serve anche che ci creda chi ha i mezzi per costruire il palcoscenico.
Vendere le salamelle o offrire cene di alta cucina, far dormire in un bed & breakfast o in una suite farà poi parte di quel risultato economico che per ora sembra un miraggio.
La Provincia ha quel ruolo di direzione. A questa si devono aggiungere le imprese, le associazioni, i media, i singoli cittadini.
L’imperativo ora è crederci ognuno con le proprie caratteristiche e ognuno con la propria creatività. Ricordandoci, comunque, che possiamo fare una torta straordinaria e che sarà un piacere per tutti conoscerne ingredienti, impasti e cottura per continuare a sfornarne.
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