La lotta contro la violenza alle donne comincia (finalmente) dagli uomini

Spiragli di progresso su questo argomento, insieme a montagne di difficoltà, sono stati testimoniati nel corso dell' incontro organizzato in sala Montanari a Varese

Stavolta, forse, si può partire dai miracoli: come quello dell’uomo che si presenta al centro antiviolenza, dicendo «Mi sono separato da qualche mese, ora sono di nuovo in coppia e poichè prima ero già aggressivo nei modi e con la mia nuova compagna, che mi tiene testa, sono diventato ancora piu violento ho capito che il problema era mio, e sono venuto qui». Forse è davvero arrivato il momento di "dare la parola all’uomo" nella questione della violenza femminile, forse i tempi sono maturi perchè tutti comprendano che quello della violenza alle donne non è "una questione di donne" ma un problema della società.

Questi spiragli di progresso, insieme alle montagne di difficoltà che stanno anche solo nell’accettare di affrontare insieme questo problema sociale, sono stati testimoniati nel corso dell’ incontro organizzato in sala Montanari a Varese dal coordinamento donne Cgil e Uil di varese e cisl dei laghi, e dal coordinamento donne Spi-Cgil, Uilp – Uil e Fnp Cisl dei laghi: un incontro, coordinato da Oriella Ricciardi della segreteria Cgil, che ha visto protagonisti Monica Lanfranco, giornalista e autrice del libro "Uomini che (odiano) amano le donne", Alessio Miceli, dell’associazione MaschilePlurale, contro la violenza maschile sulle donne e Michela Bonora, referente del consultorio per uomini della Caritas di Bolzano, che ha messo in campo un training antiviolenza destinato al "sesso forte". Proprio a lei si deve la testimonianza riferita all’inizio, che racconta di un caso isolato ma anche di una prima espressione di consapevolezza, un’inversione culturale importante, un cammino che può proseguire.

Non è vero quindi che quello della violenza contro le donne è un argomento che non interessa ai maschi, che è da loro ignorato: entra invece nei loro pensieri come una riflessione che non riesce ad venire fuori o ad essere socializzata, perchè non ci sono uomini che ne parlano "da uomo a uomo". «La stessa frase sull’argomento detta da me, o dalla mia collega di fianco, ha su un ragazzo un effetto totalmente diverso – Ha spiegato Alessio Miceli, che nella vita è professore di liceo e ha girato l’Italia parlando di questi argomenti  – Perché scatta un diverso meccanismo identificativo».

C’è bisogno di spezzare quel cerchio per cui questa é una faccenda di cui non è virile parlarne, con un percorso però che non può che essere portato avanti in un confronto tra uomini, senza paura di vedere snaturato il loro essere uomo:  «Ribellatevi moralmente, quando dei papà che fanno con attenzione il loro mestiere, vengono chiamati "mammi"- Ha sottolineato Monica Lanfranco – Perchè é una mistificazione verbale pari a quella in cui, per definire delle donne determinate, si usa il termine " donne con le palle": quelli sono uomini che fanno i papà. Punto».

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 26 Novembre 2013
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