Rifondazione Comunista: “Ridurre la produzione di rifiuti”
In vista del rinnovo del Piano provinciale dei rifiuti, i comunisti bustocchi propongono una via alternativa
«Succede un po’ di tutto qui sulla questione dell’Accam nè si sa da che parte prenderla. L’Ulivo poi insiste per il secondo inceneritore nel Nord della provincia… No, la soluzione sta altrove, non nel dividere il danno o nello spostarlo in un altro posto. Finora si è affrontato il problema rifiuti solo dal lato dello smaltimento. Ora è giunto il momento di occuparsi come ridurne la produzione a monte». Carlo Cattaneo, segretario cittadino di Rifondazione Comunista, introduce in questo modo la presentazione delle proposte del partito per una gestione alternativa ed innovativa dell’annoso problema rifiuti. A presentare nel dettaglio le idee di Rifondazione è il candidato alle Europee Marco Caldiroli, noto esponente di "Medicina Democratica". «Chiediamo che l’intera discussione del nuovo Piano provinciale rifiuti parta dal concetto che la quantità dei rifiuti vada ridotta a monte, alla produzione. A soggetto diversi (cittadini, amministrazioni, grande distribuzione) occorrerà proporre incentivi diversi. Innanzitutto occorre potenziare la raccolta differenziata e ridurre gli imballaggi (la nostra provincia è tra quelle che hanno meno convenzioni con il CONAI), poi attivare una serie di altri interventi, incentivando l’autocompostaggio, estendendo in tutti i Comuni la raccolta porta a porta e la raccolta differenziata anche negli ospedali; e poi ancora recuperare gli inerti residui dei lavori di costruzioni, estendere i sistemi di tariffazione puntuali (traduzione: più rifiuti produci, più paghi) ai Comuni». Per quest’ultimo progetto, Caldiroli cita l’esempio virtuoso della provincia di Cremona, nella quale i Comuni pagano a seconda dei rifiuti prodotti pro capite. «Occorrerebbe poi una legge sugli "appalti verdi", cioè far sì che le amministrazioni locali garantiscano di chiedere beni che per almeno il 30% siano provenienti da prodotti riciclati o riciclabili. Organizzare la raccolta dei rifiuti in modo tale che un piccolo sforzo del cittadino che ha una sua attività per separare le tipologie di rifiuti sia ripagato dall’aiuto del Comune stesso negli adepimento burocratici». E qui, Caldiroli sfodera la sua conoscenza delle ultime direttive comunitarie in materia ambientale: «Circa le apparecchiature elettriche, presto i produttori dovranno accollarsi i costi di riciclaggio e smaltimento, che prima scaricavano sulla collettività. In pratica, quando il televisore o il fon non funzioneranno più, li si riconsegnerà al produttore. Anche gli sfasciacarrozze di oggi diverranno centri di di assemblaggio delle varie parti recuperabili dell’automobile. Oggi la Provincia di Varese produce circa un milione di tonnellate di rifiuti industriali – inclusi quelli dell’edilizia – e 400.000 tonnellate di rifiuti urbani. Nel complesso la Provincia esporta 200.000 tonnellate di rifiuti industriali, ma ne importa 300.000 che vengono riciclate. Pertanto pare opportuno potenziare un settore già fiorente in questa zona come quello del riciclaggio dei rifiuti, attivando in tal senso anche le competenze scientifiche dell’Università dell’Insubria e del PSTL di Busto Arsizio. A Bruxelles le lobby chimiche stanno resistendo duramente alle previste norme che dovrebbero obbligare le aziende a testare estensivamente le nuove sostanze prima di immetterle sul mercato; non dovranno essere più i morti a denunciare la pericolosità di certi composti, magari tenuta voluta nascosta per decenni (vedi il caso di Porto Marghera)». Dalle parole di Caldiroli emerge pertanto un "modello europeo" che sembra poter preludere ad un rallentamento generale non dell’economia in sé, ma del ritmo di introduzione e consumo di certi beni e tecnologie in essa. Beni più durevoli (per sfuggire ai costi di un rapido ciclo di vita), una chimica e una biologia in qualche modo più circospette e attente alle conseguenze del proprio operato che in passato. Cattaneo riprende la parola per chiarire che, se nella raccolta differenziata Busto fa ancora scuola, la questione dell’inceneritore resta il punto dolente. Caldiroli coglie l’occasione per ricordare che Rifondazone è contraria ai termodistruttori: «Riciclando pienamente carta e plastica si toglie il combustibile agli inceneritori. E’ chiaro che se fai questo, gli inceneritori esistenti dovranno procurarsi rifiuti altrove per rendere economico il proprio funzionamento. Quello degli inceneritori è un vero business, a tal punto che la Regione Lombardia sta per lanciare un proprio Piano Rifiuti che, mentre delega alle Province la "grana" (in tutti i sensi) delle discariche, lascia alla Regione il controllo degli inceneritori. E al Pirellone già si parla di fermare la raccolta differenziata degli imballaggi, altrimenti mancherà combustibile e la cosa diverrà antieconomica» A chiudere è Antonello Corrado: «Queste nostre proposte sono il frutto di cinque anni di lavoro su queste tematiche da parte di Rifondazione Comunista, che si oppone e si opporrà a tutti gli inceneritori».
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