C’era una volta la scala mobile

E per alcuni dovrebbe tornare ad esserci: un po' di storia dello stumento che teneva al passo i salari con l'inflazione

La scala mobile, chi era costei? Così, alla don Abbondio, si
potrebbe sintetizzare l’atteggiamento di molti, in particolare i più
giovani, che non hanno mai avuto a che fare con questo meccanismo di
adeguamento degli stipendi all’inflazione, depotenziato nel 1985 e del
tutto abolito nel 1992. Agli occhi di molti, a seguito di vent’anni di
propaganda la parola "scala mobile" è stato associato inscindibilmente
a "inflazione", ma c’è chi non è d’accordo, e sostiene che la scala
mobile non è affatto causa, bensì rimedio dell’inflazione. Fu infatti
nel 1946 che per la prima volta si parlò di una "indennità di
contingenza" che doveva tenere conto dell’aumento dei prezzi (che
durante la guerra era stato ovviamente stratosferico). Da lì prese le
mosse questo strumento di tutela dei redditi da lavoro, avversato in
modo particolare da certe scuole economiche che oggi non solo vanno per
la maggiore, ma sono le uniche ad avere diritto di parola. Nel 1975 venne stipulato una accordo,c he allora apparve storico, fra i sindacati e la Confindustria, e che generalizzò l’applicazione della scala mobile. Sulla base del "paniere" Istat si rilevava il costo della vita, e a fine anno si recuperavano i cosiddetti punti di contingenza sullo stipendio – meglio tardi che mai. Ma si era negli anni della massima forza dei sindacati (1969-1977), un’era destinata a durare poco e a naufragare nella contestazione e nel sangue della "seconda ondata" degli anni di piombo.

L’inizio della fine per la scala mobile venne quando il governo Craxi (1983-1987), messo di fronte ad un’inflazione galoppante, decise una riduzione dei punti di contingenza, in sè non di grande entità ma politicamente decisiva. Dura fu l’opposizione dell’allora PCI e dei sindacati, fino al referendum, nel 1985, che costitutì un’epica disfatta, una dalle tante incassate dai sindacati e dalle sinistre fra la fine degli anni Settanta ed i primi anni Novanta. L’atto finale venne il 31 luglio 1992, sotto il governo "lacrime e sangue" di Amato, impegnato a contastatare gli spaventosi buchi di bilancio lasciati dalle gestioni "allegre" del pentapartito negli anni Ottanta.

Il potere d’acquisto di stipendi e pensioni, dal 1993 ad oggi, è
diminuito, senza riuscire a tenere il passo di un’inflazione che pure, fino all’introduzione dell’euro, aveva sostanzialmente sonnecchiato. Da questa osservazione (difficile da contestare, ma sulla cui evidenza non pochi, in vista del voto, vorrebbero poter glissare) parte
l’iniziativa dell’ala più radicale dei sindacati, inclusa parte della Cgil, che si mobiliteranno per la raccolta di
firme volta a presentare una legge di iniziativa popolare per i ripristino della scala mobile. La speranza dei proponenti è di incontrare il consenso di quella grande fetta di italiani che vivono di un reddito fisso da lavoro, e di convincere anche la maggioranza moderata dell’Unione della fattibilità di un ritorno, con gli aggiornamenti del caso, al sistema della scala mobile.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 17 Marzo 2006
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