WWF: «I fiumi italiani sono in grave crisi»

Nella guiornata mondiale dedicata all'acqua, l'associazione ambientalista presenta 10 casi di malagestione delle risorse idriche del Paese

Una situazione molto critica che pare peggiorare anziché sistemarsi, questo il risultato della fotografia che il WWF ha fatto dei fiumi in Italia in occasione della giornata mondiale dedicata all’acqua.
“Ci siamo scordati cosa significa il buon rapporto con i fiumi” ha dichiarato Fulco Pratesi Presidente WWF Italia –“Da nord a Sud sono decine le situazioni di grave crisi, con fiumi minacciati da inquinamento, cementificazione, canalizzazioni. E la cosa più grave è che la Direttiva Quadro Acque obbliga anche l’Italia al non deterioramento dei corpi idrici mentre si continua imperterriti ad alterare irrimediabilmente i nostri ambienti acquatici .”
La gestione dei nostri corsi d’acqua risente di un approccio tecnico riduttivo che ha portato e porta ancora a considerare i fiumi più simili a canali che ad ecosistemi naturali. Prevale ancora un approccio esclusivamente idraulico che non tiene conto degli aspetti  geomorfologici, idrologici, ecologici. Si interviene comunemente con opere, spesso a forte impatto ambientale, con una logica di emergenza in modo localizzato e non in un’ottica di bacino idrografico.
Per contrastare questa impostazione e arrivare a una gestione più sostenibile dei fiumi che riduca il rischio idraulico e rispetti le indicazioni dell’unione Europea, il WWF Italia presenta il dossier "Acque, fiumi, l’Italia si prepara ala peggio” che analizza 10 casi emblematici di malagestione di fiumi italiani dal Piemonte alla Campania, passando per il Veneto e l’Abruzzo. 
Sono solo alcuni esempi, tra i più recenti, che secondo il WWF Italia  violano apertamente una serie di norme e leggi specifiche oltre alla Direttiva Quadro Acque 2000/60/CE.
Il Po, già provato dall’impatto di città e attività industriali del Nord Italia, che si vuole devastare definitivamente rilanciando conche di navigazioni e opere analoghe inutili; il Lambro tra i fiumi più compromessi d’Italia, il Piave martoriato da captazioni e sbarramenti.

Il Maira in Piemonte e il Pontebbana in Friuli Venezia Giulia che si vogliono canalizzare, in contrasto con tutte i più avanzati studi in materia di gestione delle acque, o  l’Ayasse in Valle d’Aosta a rischio di interruzione per costruire una centralina idroelettrica.

Il Taro in Emilia Romagna, il Tordino in Abruzzo e il Sele in Campania accomunati dalla minaccia di progetti infrastrutturali di forte impatto senza aver valutato le alternative esistenti; il Cecina in Toscana oramai senz’acqua per le sproporzionate captazioni per l’agricoltura e l’industria.

Infine, il caso del Tagliamento, fiume di riferimento a livello mondiale, oggetto di studio e di paragone con il Missouri, il Rodano, il Reno perché presenta ancora le dinamiche naturali oramai scomparse nei grandi fiumi dell’Europa occidentale e degli Stati Uniti.

Un fiume studiato dalle maggiori università mondiali per l’immenso valore naturale che rappresenta, ma che si vorrebbe artificializzare, proprio nelle aree a maggior pregio ambientale, per un progetto in aperto contrasto con la normativa europea e messo fortemente in dubbio nella sua efficacia da accreditati studi tecnici.
Bisogna poi ricordare che la Corte Europea ha recentemente condannato l’Italia “per non aver adottato, entro il termine prescritto (22 dicembre 2003) le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla Direttiva Quadro Acque, che istituisce un quadro per l’azione comunitaria in materia di acque", l’ennesimo gravissimo segnale che l’Europa manda al nostro paese per la mancata applicazione delle norme in materia di ambiente.
Il decreto legislativo di Delega in materia ambientale, fortunatamente non firmato dal Presidente Ciampi, non solo non recepisce adeguatamente la Direttiva europea ma stravolge completamente il governo delle acque in Italia. Non garantisce, infatti, l’indispensabile integrazione nella gestione dell’acqua, svuota di funzioni le Autorità di bacino, unici enti che  possono  garantire il governo unitario delle acque, ponendo le basi per aumentare così i rischi idrogeologici e ridurre ulteriormente la qualità e disponibilità delle nostre acqua.
Il WWF Italia si augura che l’Italia recepisca e applichi al più presto la Direttiva Quadro sulle acque 2000/60 CE che offre un’opportunità unica per un governo integrato delle acque volto alla tutela di questo bene prezioso non solo per noi ma per le generazioni future.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 22 Marzo 2006
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