“Basta un foglio di carta per fermare il potente polonio”
È l'elemento chimico più "famoso" del momento. Celso Osimani, esperto del CCR, ne svela le caratteristiche e le curiosità
Da uno dei più sconosciuti tra i 118 elementi chimici, il Polonio è diventato in pochi giorni un luogo comune: complice la tragica e misteriosa vicenda Litvinenko, ora il suo nome è sulla bocca di tutti, per lo più senza saperne molto. Circolano infatti molte ipotesi e timori: dalla loro facile trasportabilità ad, addirittura, la possibilità di acquistare un elemento così pericoloso via internet. ma è davvero così? Visto che in provincia abbiamo esperti a livello europeo, abbiamo provato a chiederlo a loro: ci ha risposto così Celso Osimani (nella foto sotto), capo unità sicurezza e radio protezione dell’istituto per la protezione e la sicurezza dei cittadini (IPSC) del Ccr di Ispra
È vero, come hanno detto alcuni, che è possibile comprarlo in internet?
«È vero che c’è qualcuno che lo vende: ma è vero anche che la vendita regolare degli isotopi radioattivi è rigidamente regolamentata. Il prodotto radioattivo non può essere venduto se non a chi li può utilizzare, custodire e conoscere e ha una autorizzazione specifica e che chi lo utilizza poi deve avere il nulla osta a detenzione e all’impiego. Tali autorizzazioni valgono per gli isotopi radioattivi in generale, ma per il Polonio in particolare. I valori “vendibili” di cui si parla in internet sono assolutamente illegali, in Italia e in generale in Europa».
II polonio è utilizzato per scopi quotidiani?
«Ovviamente no. La principale “curiosità” del polonio è che è un eccezionale veleno. Ma ha usi molto specifici. Noi al CCR, per esempio, non l’usiamo. Il polonio 210 veniva utilizzato nell’industria nucleare perché legato al berillio creava i neutroni che servono a avviare i reattori nucleari. Ma ora vengono utilizzate altre sostanze, in Francia per esempio adesso si usano altri elementi. In Russia, però forse si usa ancora a questo scopo. Per il resto, tutti hanno capito che questo elemento uccide, basta una piccola quantità per uccidere. E’ decisamente un’altra particolarità»
C’è modo di monitorare la presenza di Polonio, o di seguirne lo spostamento?
«Il Polonio è alfa emittente: monitorarlo non è facilissimo. Di solito lo fa chi cerca specificamente radioisotopi di quel tipo, e quindi acquisisce la strumentazione necessaria per questo scopo: noi per esempio, abbiamo uno strumento specifico per questi casi. E spesso chi ne ha bisogno lo chiede “in prestito” o ci chiede di fare le rilevazioni. In alcuni aeroporti, tali apparecchi ci sono».
Insomma, il polonio più che essere un elemento commerciabile è una materia buona per una spy story…
«Prima che avvenissero i fatti che hanno reso il Polonio così famoso, non avevo mai pensato ad un tale tipo di utilizzo, francamente. Un’idea perlomeno ingegnosa. La verità è che esistono anche altri radioisotopi così, con lo stesso tipo di tossicità, ma il problema è come facciano a procurarseli. Per di più, uno sprovveduto che inala un quantitativo anche minimo di Polonio si rovina. Ma per un esperto portare in giro del polonio è relativamente semplice, una piccola boccetta sigillata è più che sufficiente, e per schermarlo basta uno spessore in carta. Tutto questo lasciando totalmente da parte il problema della legalità di questo trasporto, che è assolutamente fuori da ogni regola: portarsi in giro il polonio così è come portare un’arma senza porto d’armi. Chi l’ha manipolato in questo caso era una persona ben addestrata o un esperto: sennò avrebbe avuto conseguenze personali».
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