Legambiente: «Ticino, prima vittima della siccità»

Domenica a Vigevano un convegno delle associazioni del fiume: "Un fiume, un parco”, 20 mila firme raccolte per nuove regole di tutela e valorizzazione del territorio e delle acque piemontesi e lombarde

Riceviamo e pubblichiamo

È già allarme per la più azzurra delle vene d’acqua lombarde. La siccità di quest’anno appare particolarmente grave, e il segnale viene dal Lago Maggiore: nel periodo in cui le piogge primaverili e il disgelo sulle Alpi dovrebbero gonfiare gli affluenti, il Verbano è invece allo zero idrometrico, oltre 60 cm al di sotto della media stagionale, con un livello in caduta libera al ritmo di 15-20 cm a settimana. L’anno scorso, in questo periodo, il livello del lago era quasi un metro più in alto. In assenza di fatti imprevisti, in un paio di settimane il lago rischia di raggiungere il minimo storico, e il meteo, fino ad ora, non lascia alcuna speranza, non sono attese infatti piogge significative. A farne le spese è l’emissario più importante del lago: il Ticino appunto, che rischia di essere la prima vittima della imminente siccità.
Scorrendo i dati delle precipitazioni nei primi mesi del 2007 c’è di che preoccuparsi: da gennaio a marzo sulla parte italiana del bacino montano del Ticino sono caduti 141 Mmc (milioni di mc) d’acqua, l’anno scorso negli stessi mesi ne erano caduti 670 Mmc, il 47,5% in più. Non che gli altri bacini montani se la passino molto meglio: sul bacino dell’Adda sono scesi 121 Mmc d’acqua, contro i 723 Mmc dell’anno scorso, su quello dell’Oglio 130 Mmc contro i 288 dell’anno scorso (dati ARPA Lombardia). La situazione, almeno per ora, è un po’ migliore solo per i bacini prealpini dell’Est Lombardia. Ma il Ticino è il primo a soffrire della carenza idrica perchè deve far fronte al fabbisogno delle risaie. E c’è poco da sperare nel disgelo: di neve in montagna ce n’è poca, e solo a quote molto alte, oltre i 2000 m. Semivuoti anche i bacini idroelettrici, che sulle Alpi lombarde sono ad un quarto della capacità d’invaso.
«Questa prima puntata dell’emergenza siccità edizione 2007 si sta consumando nel completo disinteresse per lo stato di salute del fiume: il tavolo per la gestione dell’emergenza, insediato dalla Regione Lombardia, si preoccupa di assicurare forniture idriche per le centrali elettriche e per gli usi agricoli, ma la coperta è corta e rischiamo di ritrovarci con tre mesi di anticipo nelle stesse condizioni dell’anno scorso, quando i derivatori idrici hanno lasciato completamente a secco il Ticino». Dichiara Damiano Di Simine, presidente di Legambiente Lombardia.
Una situazione inaccettabile per il fiume che – sulla carta – dovrebbe essere il più protetto d’Italia, con ben due parchi regionali che ne tutelano per intero sia la sponda lombarda che quella piemontese. Peccato però che i parchi non abbiano nessun potere reale sulle acque. Per questo Legambiente si è rivolta all’assessore regionale lombardo Buscemi per chiedere che il punto di vista del Parco del Ticino sia tenuto nella massima considerazione, che si preveda la partecipazione dell’ente ai tavoli tecnici attivati per l’emergenza, e che sia sempre garantito il Deflusso Minimo Vitale (DMV), ovvero la portata necessaria ad impedire l’agonia del fiume, a valle delle chiuse di regolazione del lago.
Una agonia aggravata dagli scarichi, vecchi e nuovi, che si gettano nelle acque del Ticino e che, in mancanza di afflussi idrici, rischiano di trasformarsi in una sequenza di pozzanghere putride. Tra i casi più gravi ricordiamo quello legato alla confluenza del torrente Arno, che porta al Ticino sostanze pericolose, come PCB e metalli pesanti, prodotte da ditte del varesotto: eco-furbetti che si avvantaggiano della insufficienza dei controlli attuati dalla provincia di Varese per liberarsi di scarichi che dovrebbero essere trattati come rifiuti tossici.
Per reagire a questo stato di cose, gli ambientalisti delle due sponde del fiume hanno lanciato una proposta di “patto per il fiume” con una raccolta di firme: 20.000 ne sono già state raccolte e verranno consegnate domenica 15 aprile, durante un convegno a Vigevano, agli assessori ai parchi delle Regioni Lombardia e Piemonte. Tra le proposte degli ambientalisti, anche quella di unificare la gestione dei due parchi.
“Sicuramente il Ticino merita di essere posto al centro di un grande Parco –
commenta Gigi Vecchi, coordinatore dei circoli Legambiente della Provincia di Pavia che riconosca l’importanza degli ecosistemi fluviali e disponga di maggiori poteri di controllo per quanto riguarda le acque. L’Ente parco non può continuare ad inghiottire bocconi amari, il suo punto di vista deve poter contare anche riguardo alle scelte che pesano sugli equilibri del territorio, dalle infrastrutture per l’aeroporto di Malpensa all’assurda autostrada Broni-Mortara”.
Gli organizzatori del convegno di domenica, un cartello di oltre 50 sigle riunite nel “coordinamento Salviamo il Ticino”, ricordano come già nel 1993 un protocollo di intesa, poi rimasto disatteso, dichiarasse la volontà delle due Regioni di costituire un unico parco interregionale che coincidesse con l’ambito dichiarato “Riserva di Biosfera” dall’UNESCO. La questione torna di grande attualità oggi, in presenza degli effetti conclamati di un grave cambiamento climatico che determina una inedita e grave emergenza. Le 20.000 firme raccolte hanno un forte valore simbolico: in Lombardia il Parco del Ticino venne istituito nel 1974 sulla scia di una analoga forte mobilitazione popolare, che anche allora raccolse 20.000 firme di cittadini che chiedevano a gran voce la nascita del Parco.

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Pubblicato il 14 Aprile 2007
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