Il Parlamento Europeo al vertice di Copenaghen
Il Parlamento auspica un accordo ambizioso e giuridicamente vincolante sulla riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati e per quelli in via di sviluppo
Quali obiettivi per l’Unione europea al vertice delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici in programma tra pochi giorni a Copenaghen? Il Parlamento auspica un accordo ambizioso e giuridicamente vincolante sulla riduzione delle emissioni per i paesi sviluppati e per quelli in via di sviluppo, al finanziamento degli impegni e a sanzioni per non osservanza. Per le generazioni future, infatti, sarebbe difficile controllare i cambiamenti climatici se l’azione globale fosse ancora rinviata. L’Unione europea deve continuare a sviluppare una politica esterna in materia di clima e a parlare con una sola voce per poter conservare il proprio ruolo guida nei negoziati. L’obiettivo è l’entrata in vigore di un accordo globale il 1° gennaio 2013.
I deputati europei sottolineano che un accordo a Copenaghen potrebbe fornire l’impulso necessario per un nuovo corso sostenibile che rilanci la crescita sociale ed economica sostenibile, promuova le tecnologie sostenibili sotto il profilo ambientale, l’energia rinnovabile e l’efficienza energetica, riduca il consumo energetico e garantisca nuovi posti di lavoro e coesione sociale sia nei paesi sviluppati che nei paesi in via di sviluppo.
Secondo la risoluzione approvata con 516 voti favorevoli, 92 contrari e 70 astensioni, i deputati europei sostengono alcuni punti fermi per l’accordo. Sulla riduzione delle emissioni di gas serra, i paesi sviluppati devono ridurle il più possibile in una scala compresa tra il 25 e il 40 % entro il 2020 e di almeno l’80% entro il 2050, rispetto ai livelli del 1990. Quanto ai paesi in via di sviluppo il loro impegno sarebbe quello di contenere l’incremento delle loro emissioni a un livello inferiore del 15/30% rispetto alla progressione prevista; ma alcuni di loro, quelli dal peso economico più rilevante come la Cina, l’India e il Brasile dovrebbero impegnarsi per il conseguimento di obiettivi analoghi a quelli dei paesi industrializzati.
I paesi sviluppati devono inoltre, sempre secondo il Parlamento europeo, fornire ai paesi in via di sviluppo sostegno finanziario e tecnico specifico, in aggiunta ai fondi per lo sviluppo, per favorire della riduzione delle proprie emissioni. Per l’UE il finanziamento globale dovrebbe essere di 5-7 miliardi di euro l’anno per il periodo 2010-2012, e di 30 miliardi all’anno entro il 2020, con un regime chiaro sia sulle norme di qualità dei progetti, sia di allerta rapida e sanzioni. Ai paesi in via di sviluppo un cospicuo sostegno finanziario dovrà contribuire anche a fermare la grave deforestazione tropicale entro il 2020, con un meccanismo mondiale per il carbonio forestale.
A livello settoriale, un settore chiave è quello dei trasporti, in particolare quelli aerei e marittimi internazionali, per i quali si devono prevedere gli stessi obiettivi vincolanti degli altri settori industriali.
Il Parlamento esorta gli Stati Uniti a rendere vincolanti gli obiettivi fissati durante la campagna elettorale del Presidente Obama, segnalando così con forza la volontà dei principali paesi sviluppati di impegnarsi nella lotta contro i cambiamenti climatici. Inoltre sottolinea l’estrema importanza di un contributo fattivo dell’India, riconoscendo l’impegno del Giappone a ridurre le proprie emissioni del 25 % entro il 2020 e accogliendo con favore i segnali positivi provenienti dalla Cina.
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