Nelle scuole non ci sono più stranieri
Lo scorso anno sono stati poco meno di 100 gli alunni arrivati dall'estero con problemi di lingua. Chi entra all'asilo o alle elementari è residente da molti anni
Nelle scuole non ci sono più stranieri. L’affermazione è decisamente forte: chiunque bazzichi i cortili di qualsiasi istituto scolastico primario o dell’infanzia o superiore si potrà accorgere che la multiculturalità è viva e variegata. Il fatto è che lo scorso anno nelle elementari di tutta la provincia si sono avuti poco meno di 100 inserimenti di alunni che non conoscevano l’italiano, mentre non se ne sono registrati alle materne. Il resto della popolazione scolastica straniera è nata o vive in Italia da molti anni, parla adeguatamente la lingua italiana e le sue difficoltà di inserimento o di socializzazione all’interno della classe sono legate a disagi famigliari, proprio come avviene in contesti anche italiani.
I dati sono stati forniti dal responsabile di PAISS Giovanni Resteghini: « Praticamente non si sono più registrati ingressi di alunni provenienti dall’Africa Settentrionale. I nuovi inserimenti che abbiamo seguito nel centro di prima alfabetizzazione, circa 35, sono di provenienza ispanofona, sudamericana o filippina».
Il problema della scuola multietnica, quindi, oggi si ritrova soprattutto tra le superiori e le medie dove vengono inseriti studenti che arrivano a Varese per ricongiungimenti familiari: « E proprio nella fase tra le medie ( 300 inserimenti) e le superiori ( 120) ci sono i problemi che oggi affrontano i professori – spiega ancora il referente di Paiss – Bisogna sapere che i ragazzi hanno diverse fasi di apprendimento della lingua: c’è la lingua sociale che serve per comunicare nel contesto dove si vive, e questa fase possiamo dire non sia più problematica. Poi c’è la fase della lingua scritta che viene imparata alle elementari, e anche in questo caso le differenze di nazionalità non costituiscono più un problema. Poi c’è la terza fase, quella della lingua disciplinare che si approfondisce alle medie e alle superiori. È lo studio che ti permette di esporre le materie che si apprendono: questa lingua mette tutti sullo stesso piano e le difficoltà sono generalizzate tra italiano e non».
Le difficoltà dello studio hanno portato molte scuole ad adottare "testi semplificati" che, nati per gli stranieri, oggi vengono utilizzati anche da molti ragazzi italiani in difficoltà: « Spesso si sottovalutano gli effetti positivi di quest’integrazione – commenta Resteghini – il confronto tra modelli di apprendimento, per esempio, nella matematica, ha permesso di conoscere altri sistemi, una pluralità che arricchisce i nostri giovani. I bambini brasiliani, per esempio, sono dei maghi in informatica e riescono a stimolare, spesso, l’intera classe».
Chiaramente, quella del confronto è una risorsa che gli insegnanti sono chiamati a cogliere e valorizzare: «Devo riconoscere ai docenti un lavoro enorme di formazione, informazione che è avvenuto e avviene spesso per mero spirito di servizio. Tutto quello che è stato fatto fino ad oggi sul piano della multiculturalità è avvenuto su base volontaristica perchè i fondi sono veramente limitati. Nella nostra provincia ci sono 16 posti di "specialisti in alfabetizzazione" per tutta la provincia e tutti i gradi di scuola».
Dal settembre scorso, a Varese, esiste un centro di prima alfabetizzazione voluto dall’UST (Ufficio territoriale scolastico) e dal Comune di Varese: 2 maestre statali e 3 educatrici comunali accolgono tutti i ragazzi del primo ciclo per inserirli gradualmente nelle classi di appartenenza: « Si tratta di un progetto molto importante che speriamo di poter allargare con attività anche pomeridiane».
Attualmente, nelle scuole del varesotto ci sono alunni stranieri provenienti da 102 paesi diversi. Le etnie più numerose sono quella marocchina, quella albanese e tunisina.
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