“Eccesso di discrezionalità nei finanziamenti ai privati”

I consiglieri del PD Alfieri e Valmaggi accusano: "Oltre mezzo miliardo di euro in tre anni ai privati, svettano San Raffaele e Maugeri"

«Nei recenti scandali della sanità lombarda esistono verità che vanno raccontate e sono quelle dei numeri che Formigoni non dice. Dopo il capitolo della cosiddetta legge Daccò, c’è quello, ben più cospicuo, delle “funzioni non tariffate”, diverse cioè da quelle rimborsate secondo il meccanismo dei drg: un fiume di denaro che Regione indirizza per quasi il 20% verso strutture
sanitarie private. Agli Irccs privati e alle case di cura private tra il 2008 e il 2010 sono stati assegnati oltre 576 milioni di euro, di cui quasi 147 al San Raffaele e più di 72 alla Maugeri. Oggetto del finanziamento sono soprattutto il potenziamento della ricerca, della riabilitazione, la didattica e l’emergenza urgenza, definiti con un evidente margine di discrezionalità. Ad ammetterlo è lo stesso Daccò, che nell’interrogatorio, a quanto si apprende, parla della sua abilità a far ottenere ai suoi clienti molti soldi da questi capitoli». Il fiume di denaro, ha spiegato oggi  il vicesegretario regionale del Pd Alessandro Alfieri, è un miliardo di euro l’anno per ognuno degli ultimi tre. «Solo altre quattro Regioni – aggiunge – ovvero Puglia, Veneto, Liguria e Lazio, danno risorse anche agli Irccs privati, ma in misura molto minore».
 
«Pur essendo consapevoli della necessità di finanziare l’eccellenza – ha aggiunto la vicepresidente del Consiglio regionale Sara Valmaggi – i dati dimostrano che il criterio della flessibilità nell’erogare fondi alla ricerca ha sconfinato troppo nella discrezionalità. Un sistema che non è più accettabile, occorre rivedere la normativa prevedendo dei tetti di spesa o comunque criteri più stretti».
 
I numeri
Dal verbale dell’interrogatorio di Pierangelo Daccò del 17 aprile: “Quando lei fa una prestazione sanitaria, la prestazione ha un ritorno. Viene pagata questa prestazione da parte della Regione Lombardia. Nel pagamento sono inclusi i costi. I costi sono compresi in una tabella. Ci sono dei costi che non vengono compresi in questa tabella, che comunque l’ente sostiene. Allora vengono riconosciute con questo istituto delle funzioni non tariffabili».
 
Un miliardo di euro l’anno sul 17 miliardi di euro (dati 2011), più che in ogni altra Regione italiana: è la spesa per le “funzioni non tariffabili”, che la Regione Lombardia riconosce alle strutture sanitarie con evidenti margini di discrezionalità. È questa la voce più cospicua del bilancio sanitario regionale su cui si concentrava il lavoro di Pierangelo Daccò, come si evince dalla lettura dei verbali di interrogatorio. La Lombardia riserva alle funzioni non tariffabili circa il 6% del fondo sanitario regionale, seguita dal Lazio, Veneto, Liguria e Puglia. In Lombardia valgono il 15% dell’intera spesa ospedaliera. Tra gli scopi  principali delle funzioni non tariffabili c’è la promozione della ricerca, e infatti una quota importante è riservata ai diciotto Irccs lombardi (Istituti di ricerca e cura a carattere scientifico) pubblici e privati. Tra questi il primo beneficiario è il San Raffaele, che tra il 2008 e il 2010 ottiene quasi 147 milioni di euro, e quarta è la Maugeri, seconda però tra i privati, con oltre 72 milioni nello stesso triennio, su un totale di oltre 716 milioni di euro. Le funzioni più remunerative per gli Irccs sono la ricerca, la didattica universitaria, la riabilitazione (la Maugeri è di gran lunga la maggior beneficiaria), e l’emergenza urgenza specialistica.

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Pubblicato il 27 Aprile 2012
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