“Ecco perchè domenica era giusto non giocare”
Massimiliano di Caro, dirigente d'azienda e giocatore di calcio in Eccellenza ha risposto su Facebook ad una domanda sulla morte di Morosini posta dalla Redazione, che ha scatenato il dibattito tra i lettori
Riportiamo su Varesenews l’intervento di Massimiliano di Caro, dirigente d’azienda (è direttore marketing del raviolificio "lo Scoiattolo") e giocatore di calcio nella serie Eccellenza (con la Sommese) che ha risposto su Facebook alla domanda posta sulla pagina dalla Redazione "E’ giusto sospendere le partite per la morte di Morosini?".
Una domanda che ha scatenato il dibattito tra tutti i lettori di Varesenews. Abbiamo scelto questa risposta, più articolata delle altre , per proseguire il dibattito anche sul giornale.
Buongiorno a tutti,
volevo scrivere qualche parola riguardante la morte di Morosini.
Partendo dal presupposto che se si fosse giocato ieri sarebbero nate polemiche contrarie a quelle che ci sono oggi, io mi chiedo: possibile che possano nascere polemiche dopo la morte di un ragazzo di 25 anni in diretta televisiva? Possibile che non si riesca ad evidenziare il fatto che questo ragazzo, nonostante i mille problemi della sua vita, vivesse con il sorriso stampato sulle labbra? Oggi si sente parlare solo del fatto che non è giusto che non si sia giocato ieri… io che vivo il calcio tutte le settimane, che tutte le domeniche scendo in campo per fare la cosa più bella della mia vita, ieri non sarei riuscito a giocare, semplicemente perchè il calcio per me è gioia, voglia di lottare, di divertirsi, tutte cose che io sabato a Pescara non ho visto… ho visto solo disperazione, frustrazione e tanta umanità in ragazzi che troppe volte vengono considerati invincibili,strapagati ( giustamente e ingiustamente non sta a me dirlo) , ma che alla fine sono solo ragazzi. Non penso che sia giusto paragonare la morte di questo ragazzo alla morte di un operaio, militare o qualsiasi altro lavoratore, per giustificare il fatto che ieri si dovesse giocare, perchè il calcio purtroppo è diventato a certi livelli solo business, un carrozzone intriso di interessi personali e legato ai soldi, in cui ci si vende per convenienza e dove ormai troppi sono gli esempi da evitare. E allora per me è giusto fermarsi, per una sola stupidissima domenica, a pensare in che direzione bisogna andare, se forse si gioca troppo, se è giusto che non ci siano defibrillatori automatici su tutti i campi (o un’ autoambulanza) se è giusto che in Italia ci sia poca cultura sportiva e solo voglia di risultati, nel minor tempo possibile. Ogni persona può dire la sua opinione,in base alla propria sensibilità, ma sarebbe bello se tutti capissimo che alla fine si tratta di un gioco, per me il più bello ed emozionante del mondo, che davanti a una tragedia del genere si può fermare.
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