Fiumi di coca in Valcuvia: dopo la maxi inchiesta estiva due patteggiano e uno esce di prigione

L'eterna lotta fra legalità e illegalità che ha però sul piano investigativo permesso di addentrarsi appieno, ancora una volta, nel modus operandi dello spaccio sul Lago Maggiore, con la sua geografia fatta vie, modalità e orari

Avarie

Li avevano arrestati con un blitz dei carabinieri del reparto investigativo di Varese e della Stazione di Luino che si erano spinti oltre che nei paesini della Valcuvia, anche a Gela, in Sicilia, dove una delle persone arrestate stava in vacanza (una donna, classe 1998. Gli altri due arrestati, uno ha 55 anni, l’altro 35). Sul piatto, le indagini per un grosso giro di cocaina che era stato attivato da tempo nei paesini della Valcuvia e del Luinese con degli stratagemmi abbastanza singolari per evitare di farsi scoprire dai militari.

I pusher posizionavano le bustine contenenti la polvere bianca all’interno delle cassette delle lettere dopo aver ricevuto gli ordini con un sistema di messaggistica diventato ormai il vero ferro del mestiere degli spacciatori. Cessioni a decine certificate e messe nero su bianco dai magistrati varesini che ottennero un’ordinanza di custodia cautelare in carcere eseguita nel cuore dell’estate.

Ma negli ultimi giorni ecco la sorpresa sul piano processuale: due delle persone arrestate sono uscite dal carcere e stanno ai domiciliari, difese dall’avvocato Alberto Zanzi, e hanno patteggiato. Il terzo soggetto finito in manette invece, difeso dall’avvocato Corrado Viazzo è appena stato rimesso in libertà per la mancanza delle esigenze cautelari (gravi indizi di colpevolezza), venute meno le esigenze cautelari, dal tribunale del Riesame. Questo procedimento oltre all’avvocato Corrado Viazzo, ha visto impegnato anche il collega Raffaele Giacomini.

Le cessioni di droga sono ben documentate e nelle more del procedimento un ulteriore soggetto finito in manette per il possesso di 15 grammi di cocaina (un compratore) è stato recentemente assolto dal tribunale di Varese. Da una parte linguaggio cifrato, coca consegnata a domicilio e addirittura attivazione di una attività a Besozzo. Dall’altra però videocamere dei carabinieri, intercettazioni ambientali e gps.

L’eterna lotta fra legalità e illegalità che ha però sul piano investigativo permesso di addentrarsi appieno, ancora una volta, nel modus operandi dello spaccio sul Lago Maggiore, con la sua geografia fatta vie, modalità e orari che fra Luino, e i paesi vicini fotografano la fame di coca e di soldi, a seconda di come si inquadri la vicenda.

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Andrea Camurani
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Pubblicato il 19 Settembre 2024
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