Serve un nuovo patto tra banche, artigiani e consulenti
A Saronno un confronto duro e schietto tra piccoli imprenditori, istituti bancari e consulenti. Luca Barni (Bcc): «Sapevo di entrare in un'arena è stata dura ma mi è servito molto. È iniziato un nuovo cammino»
“Banche imprese: un dialogo sostenibile”, appuntamento organizzato da Confartigianato Imprese Varese venerdì scorso a Saronno, è stato qualcosa di più di un classico incontro su recessione e credit crunch. Luca Barni, direttore della Bcc di Busto Garolfo e Buguggiate, e Fabio Bolognini, amministratore di Linker.biz e profondo conoscitore del sistema bancario italiano, avevano di fronte moltissimi artigiani arrabbiati. In prima fila, a sottolineare l’importanza del confronto, anche il presidente di Confartigianato nazionale, Giorgio Merletti, e Lorenzo Mezzalira, presidente di Artigianfidi.
Allo Star Hotel di Saronno si è (finalmente) parlato schietto, senza fronzoli e “paracaduti”: i relatori hanno risposto alle domande e incassato le critiche degli imprenditori, tenendo però fermo il timone della serata sulle loro posizioni "scomode", aiutati in questa difficile navigazione da Mauro Colombo, direttore di Confartigianato, che con onestà intellettuale si è ben guardato dal nascondere le magagne e le cattive abitudini dei suoi associati, consapevole del fatto che in questo momento difficile in gioco c’è anche il futuro della rappresentanza artigiana. Per dirla con le parole di Merletti: «O se ne esce tutti insieme, o non se ne esce».
Il rapporto deteriorato tra banche e imprese ha delle responsabilità precise da una parte e dall’altra: gli istituti di credito non conoscono i loro clienti imprenditori, spesso fanno valutazioni grossolane basate su bilanci che non dicono cosa c’è realmente nelle migliaia di capannoni che costellano l’asse pedemontano. («Esistono buoni bilanci che corrispondono a fabbriche vuote. I funzionari dovrebbero alzare più spesso il culo dalla sedia»). Gli imprenditori, a loro volta, si nascondono, evitano di raccontare ai funzionari della banca quello che fanno ogni santo giorno che alzano la saracinesca, non solo quando l’impresa va male ma anche quando va bene, rinunciando così a un rating migliore.
«Si fa fatica a trovare una strada di uscita e si tende trovare le colpe altrove – ha detto Bolognini – . Il 40% delle aziende che vanno bene è una percentuale destinata ad assottigliarsi perché è difficile nella nebbia trovare le soluzioni, a questo si aggiunge la mancanza di liquidità che è un dato reale: l’Italia è un paese che paga malissimo, a volte perché costretta a volte perché qualcuno fa il furbo. In questo momento la via di uscita è fare le cose meglio e diversamente, dopodiché ascoltare le critiche è la prima cosa da fare».
La maggiorparte delle micro e piccole imprese non ha «un piano B» per affrontare i momenti di crisi, un po’ perché non si affidano ai consulenti, un po’ perché, il consulente, non se lo possono permettere e un po’ perché «il mondo è pieno di ciarlatani» che drenano risorse senza portare risultati .
Dopo oltre due ore di confronto, sembrava che nessuno volesse lasciare la sala, segno evidente che c’è bisogno di incontri meno paludati e più sinceri sul piano dialettico. «Rappresentando il mondo delle banche sapevo di entrare in un’arena – ha concluso Luca Barni – e anche se il confronto con gli artigiani è stato duro, mi è servito moltissimo. Non potrei mai rinunciare a lavorare con le micro e piccole imprese e ho l’impressione che da stasera abbiamo tracciato insieme un nuovo cammino».
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