“Trasportavo droga con la mia famiglia”

L'incredibile racconto di un piastrellista che per soldi è divenuto narcotrafficante: "Avevo l'eroina nei paraurti e ho importato armi illegali a Clivio con un nascondiglio sotto il sedile"

Come si diventa un narcotrafficante? Lo racconta Franco, il piastrellista che trasportava droga per conto di una banda albanese, dall’Olanda a Varese. Tutto inizia quando nel 2005 ha un improvviso bisogno di soldi: «Trascorso un anno dall’acquisto di una casa a Cassano Magnago – afferma in un interrogatorio – ho iniziato ad avere difficoltà economiche e non sono più riuscito ad affrontare le banche. Un albanese, Leonard Smakaj, mi propose di andare con lui ad Amsterdam, con la sua macchina , una jaguar, senza però specificarmi il motivo del viaggio.
Trasportammo circa 10 chili di cocaina, e ricevetti un compenso di 3mila euro».

LA BANDA
Franco è l’uomo che ha raccontato alla Guardia di finanza di Varese i traffici della banda gestita dall’albanese Smakaj e dal romeno Daniel Popa, i due boss di Cadegliano Viconago, arrestati nell’operazione Malesor 2011.
 I due stranieri non sono degli alieni, ma degli imprenditori in società con italiani nel nostro territorio. Il romeno ad esempio ha un’azienda edile, possiede dei cantieri dove viene nascosta la droga, inoltre è socio insieme a un italiano di un’agenzia immobiliare di Varese, situata in pieno centro storico.

IL NARCOCARROZZIERE
Con metodi semplici la droga viene occultata a volte con doppiofondi, a volte nel paraurti della jaguar. Ed ecco come viene preparata la macchina per il viaggio. Cambio di scena, è il 2009, siamo in un bar di Induno Olona. Racconta il pentito: «Insieme a un amico mi recai al bar ….. di Induno Olona, dove un italiano mi offrì di fare nuovamente il corriere per Smakaj e dove ho incontrato Smakaj e un’altra persona che chiamerò Toni “il pelato”. I due albanesi presero la mia macchina – si legge nei verbali – una Peugeot Partner e tornarono dopo circa 3-4 ore. Notai che era stato fatto un doppio fondo nel pianale dove si poggiano i piedi da un meccanico di fiducia di …..Faccio presente che anche in occasione del primo viaggio, al rientro in Italia, la macchina era stata portata da Smakaj allo stesso meccanico di fiducia». Il piastrellista ammette di aver fatto una quindicina di viaggi e aggiunge un altro particolare inquietante,e cioè che per non destare sospetti, si portò anche i parenti in auto. «Partivo dalla Svizzera – spiega alla Guardia di finanza durante un interrogatorio – e andavo ad Amsterdam. Ricordo che le ultime due volte lo Smakaj mi obbligò ad effettuare il viaggio con la famiglia per esser più sicuro». I trasporti erano organizzati con pochissimo anticipo: «Lo Smakaj veniva in Svizzera (dove nel frattempo si era trasferito il corriere, ndr) e mi diceva che l’indomani sarei dovuto partire per l’Olanda senza alcun anticipo. Arrivato ad Amsterdam, andavo in un albergo nei presso del centro della città. Io rimanevo in albergo, e Smakaj, accompagnato sempre dallo stesso taxista, e da un altra persona veniva a prendere la macchina».

(nella foto, una parte della droga sequestrata alla banda con cui lavorava il piastrellista pentito, rinvenuta nel 2011 in un garage di Malnate. In quel caso, il carico arrivò in camion dal Montenegro ed era destinato alla Svizzera)

EROINA E ARMI
La vita del piastrellista è completamente cambiata: dai viaggi per la marijuana e la cocaina, si passa anche all’eroina. L’uomo presta agli albanesi la sua casa di Cassano Magnago per 20 giorni per effettuare delle operazioni di taglio dell’eroina, o ancora a Saltrio vede «due fratelli albanesi che portarono a casa di un’altra persona un enorme quantitativo di eroina, 60 chili, sempre per eseguire operazioni da taglio». E infine ecco che spuntano le armi. Franco riferisce che l’imprenditore Daniel Popa gli chiede il furgone per recarsi a Lugano. Racconta di un autosalone e di alcuni calabresi che trafficano in fucili. Riferisce infine di aver fatto anch’egli un trasporto alla dogana di Clivio. Lo straniero che lo accompagna lo fa fermare 500 metri dopo il confine italiano, in un bosco: «Ha aperto la mia autovettura – ricorda –  ha tirato fuori dalla moquette del sedile posteriore un fucile, alcune pistole e una mitraglietta tipo quelle che usano i carabinieri». Qualche giorno dopo Franco finisce in galera. Oggi è sotto protezione, su richiesta della Dda di Milano.

LA DROGA ARRIVA A VARESE IN JAGUAR

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 02 Ottobre 2014
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