La Lombardia che odia sui social network

Misoginia, omofobia, disabilità, razzismo. Lombardia e provincia di Varese zone rosse. E' quanto emerge da una recente ricerca su quasi 2 milioni di tweet che ha coinvolto diverse università italiane

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La regione Lombardia è uno dei territori più intolleranti d’Italia: è quanto emerge da una recente ricerca che ha coinvolto diverse università italiane.  Un risultato che pone molti interrogativi sulla società attuale e sui mezzi attraverso cui emerge la discriminazione. Coordinatore dello studio Vox, Osservatorio italiano sui diritti, che ha deciso di analizzare la diffusione dell’intolleranza nel nostro Paese attraverso i social media, capaci di diventare veicolo di diffusione di violenza verbale, grazie alla garanzia di anonimato e all’interattività che offrono. Twitter, la piattaforma scelta per la ricerca, è stata monitorata per otto mesi: grazie al lavoro del Dipartimento di Diritto pubblico italiano e sovranazionale dell’Università degli studi di Milano, del Dipartimento di Psicologia dinamica e clinica della Facoltà di Medicina e Psicologia dell’università La Sapienza di Roma e del Dipartimento di Informatica dell’università di Bari, sono stati estratti e studiati quasi due milioni di tweet, fondamentali per la costruzione della prima “Mappa dell’Intolleranza” italiana.

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Cinque i gruppi presi in esame: donne, omosessuali, immigrati, diversamente abili, ebrei; per ciascuno di essi i ricercatori hanno analizzato i tweet degli italiani, hanno poi contestualizzato i diversi messaggi e li hanno geolocalizzati. Grazie a questa operazione è stato poi possibile costruire delle mappe geotermiche, in grado di evidenziare diffusione e concentrazione del fenomeno rispetto alla media nazionale. I primi risultati ad essere emersi sono, per la maggior parte dei gruppi presi in esame, la polarizzazione dell’intolleranza al Nord e al Sud e al contrario una minore incidenza del fenomeno nelle zone del Centro Italia come Toscana, Umbria, Emilia Romagna. La sola eccezione risulta esserci in alcune zone dell’Abruzzo, nell’area fra Teramo Pescara, L’Aquila e Chieti, dove l’indice di intolleranza è maggiore rispetto alla media nazionale. Ecco i risultati nel dettaglio.

OMOFOBIA – 110.774 i messaggi discriminatori nei confronti degli omosessuali, caratterizzati da frasi spesso ricche di disgusto e insulti che richiamano la pedofilia. L’omofobia pare concentrarsi soprattutto in Lombardia, con una presenza significativa anche in Campania e Friuli Venezia Giulia.

RAZZISMO – 
I tweet geolocalizzati che contenevano frasi discriminatorie verso immigrati o persone di etnie diverse sono stati 154.170. Anche in questo caso la Lombardia fa registrare una percentuale superiore alla media nazionale, insieme al Friuli Venezia Giulia e alla Basilicata. Interessante un dato emerso dall’analisi dei contenuti pubblicati dal popolo della rete: si è registrato un picco di tweet a sfondo razzista durante i Mondiali di calcio o dopo trasmissioni televisive in cui erano presenti dei politici. Un fenomeno, questo ultimo, che fa fortemente riflettere su quanto oggi le persone sentano l’esigenza di esprimere la propria opinione, dopo aver seguito come spettatori un talk show politico: se un tempo l’occasione poteva essere il bar o qualsiasi luogo di ritrovo con i propri conoscenti, oggi il luogo di scambio è la rete, in cui gli utenti salgono su quel palcoscenico ed esprimono le proprie idee ad “un pubblico” formato dai propri contatti o dai propri followers, come nel caso di Twitter.

MISOGINIA – 
Il report della ricerca parla di “fenomeno esplosivo”: dall’analisi complessiva dei tweet, infatti, è emersa una notevole proliferazione di attacchi alle donne: il numero di messaggi di questo tipo è arrivato in otto mesi a 1.102.494. Un dato preoccupante, tenendo conto di come le notizie di cronaca puntino i riflettori sulla crescente violenza nei confronti delle donne: un odio che trova quindi riscontro nell’analisi dei contenuti della rete. La Lombardia, insieme alla Campania e al confine fra sud dell’Abruzzo e nord della Puglia, occupa i gradini più alti della classifica anche rispetto a questo argomento.

ANTISEMITISMO – I risultati inerenti l’antisemitismo si discostano dal trend rilevato per gli altri parametri: se, infatti, negli altri casi è emersa una polarizzazione dell’intolleranza al Nord e al Sud e al contrario una minore incidenza del fenomeno nelle zone del Centro Italia, per l’antisemitismo si registra una situazione opposta: per i 6.000 tweet raccolti il picco si riscontra proprio nelle aree del Centro e diminuisce nel resto d’Italia. Il picco significativo è in infatti in Abruzzo, nella zona centrale della Toscana e nel Lazio, in particolare nella provincia di Latina. Al Nord le zone più calde sono Milano, Bergamo, Brescia, Varese e Como; mentre al Sud le zone a più alto tasso di antisemitismo sono l’area di Napoli e Caserta, Bari, Taranto, il Salento e Catania.

DIVERSAMENTE ABILI – 
479.654 i tweet rilevati contro i diversamente abili: l’intolleranza di questo tipo è distribuita sul territorio nazionale con maggiore concentrazione in Lombardia, Campania e le zone a Sud dell’Abruzzo e a Nord della Puglia. Da evidenziare come sia stato rilevato in maniera frequente il termine “vergogna”, a indicare un senso di rifiuto verso gli appartamenti a questa categoria.

LOMBARDIA – Come risulta evidente dall’osservazione delle mappe geotermiche, la nostra regione presenta indici di intolleranza fra i più acuti di tutta Italia. Per tutti e cinque i gruppi presi in esame, infatti, per la Lombardia è stata rivelata un’alta incidenza di tweet contenenti offese e insulti. In provincia di Varese, in particolare, è stata registrata una percentuale elevata di messaggi contro gli omosessuali e le donne. Questi i numeri nel dettaglio: sui 350 tweet analizzati il 42% sono misogini, il 36% omofobi, il 10% razzisti, il 9% contro i disabili e il 3% antisemiti.

Dati che fanno riflettere, soprattutto sulla possibile correlazione fra l’intolleranza espressa a parole e un gesto concreto di violenza. Tenendo conto di ciò, nella nostra regione si è iniziato a pensare ad un’attività di prevenzione, come racconta Silvia Brena, co- fondatrice di Vox: “Siamo partiti dall’analisi su 72 parole sensibili in grado cioè di evidenziare l’esistenza di sacche di intolleranza nel nostro Paese. Pensare l’odio, porta poi ad agirlo; dare voce senza mediazione emotiva alla propria rabbia e sputarla in rete, porta poi al cyberbullismo o allo sviluppo di violenza strutturata. Col Comune di Milano dunque stiamo ipotizzando di portare avanti questo progetto, raffinando ulteriormente la ricerca, per fare prevenzione mirata sul territorio”.

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Pubblicato il 02 Aprile 2015
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