Il balilla che diventò comunista vince il premio dell’archivio dei diari

Questa la storia che si aggiudica la 32esima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino

Avarie

L’incontro con la musica, con il blues in particolare, ha cambiato la sua vita. Gli ha permesso di scoprire la libertà. Sono stati un giradischi gracchiante e le note della tromba di Armstrong a dare la svolta definitiva alla vita di Ivano Cipriani, vincitore della 32esima edizione del Premio Pieve Saverio Tutino.

La sua autobiografia, dal titolo “Balilla Blues” ha trovato voce questo pomeriggio sul palco di Pieve Santo Stefano. Di fronte al numeroso pubblico che ha partecipato all’evento promosso dall’Archivio dei Diari, Cipriani ha ripercorso la sua vita: cresciuto negli anni del regime fascista in una famiglia di comunisti pronti a sacrificare i propri ideali per crescerlo in sintonia con quella che era la società del tempo, abbraccerà i dettami del regime e solo dopo il conflitto mondiale, una volta adulto, scoprirà una strada tutta sua che porterà, a sua volta, ad aderire al PCI.

Cipriani, si legge nella motivazione “racconta in modo ricco e vivace, adottando spesso un registro ironico e divertito, i primi diciotto anni dalla sua esistenza, dalla nascita fino all’anno cruciale della liberazione di Roma. Il suo è al tempo stesso un “romanzo familiare” e un “racconto di formazione”.
… Lo sguardo disincantato e curioso del piccolo Ivan coglie anche la contraddizione forse più flagrante della sua formazione alla vita: per un verso l’ideologia di regime che innerva la vita della scuola (il culto della ginnastica, il nazionalismo esasperato, il sabato fascista, il mito del balilla) per l’altro il forte sentimento antifascista della famiglia che si manifesta però con straordinaria discrezione e cautela, per non creare nel ragazzo disagio e conflitti. Centrale, nella formazione di Ivano, la scoperta della musica: le prime epifanie del swing interpretate dall’orchestra di Cinico Angelini, ma anche la musica proibita, il jazz rivoluzionario e travolgente di Louis Armstrong. Ivano Cipriani ci racconta insomma il ventennio fascista con lo sguardo disincantato, curioso e a volte sorridente di un adolescente che prende lentamente, ma inesorabilmente coscienza del mondo che lo circonda.
Figlio di genitori comunisti, poi balilla e avanguardista e infine comunista egli stesso, Cipriani nasce a Roma nel 1926 da Alfredo e Alma e cresce in una famiglia allargata: tutti parenti scappati da Pistoia per fuggire alle persecuzioni del regime, pronti a ogni compromesso pur di costruire una vita normale intorno a quel bimbo. Ma è attraverso le piccole esperienze quotidiane che forma la propria personalità e coscienza critica: durante gli anni del liceo saranno la scoperta dell’amicizia, quella del cinema, della sessualità e della musica – il blues appunto – che lo porteranno ad assaporare la libertà. Un’emancipazione culturale che sfocia nell’adesione al Pci.
Due le menzioni speciali della giuria. Una è andata alla storia di Giulio Cesare Scatolari che narra l’avventuroso viaggio nel cuore dell’Africa all’inizio del Novecento. Scatolari, medico 23enne ingaggiato in Congo nelle fila della milizia coloniale belga, partì nel 1899, lo stesso anno in cui veniva pubblicato Cuore di Tenebra di Conrad. L’altra menzione è per la straziante vicenda raccontata da Cinzia Pinotti, che ha perso la figlia di soli 11 anni, Vera, a causa di una malattia. Un terribile tumore che non le ha lasciato scampo, nonostante gli innumerevoli tentativi fatti per salvarla e il calvario di cure proposte dai medici che però si sono rivelate inefficaci.
L’Archivio dei diari, in questa 32esima edizione, dedicata a StoriEmigranti, ha attribuito il Premio Città del Diario a Giusi Nicolini, sindaco di Lampedusa che da anni, quotidianamente, affronta l’emergenza migranti nell’isola.

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Pubblicato il 19 Settembre 2016
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