“Lo Stato non garantisce il rispetto dei diritti dei cittadini”

Dura presa di posizione sul terzo satellite di malpensa da parte del Sindaco Claudia Colombo e dell’Assessore al Territorio Piergiulio Gelosa

Riceviamo e pubblichiamo

"Non riteniamo possibile non avere ancora avviato la fase che realizza e completa l’Accordo di Programma Quadro su Malpensa, né aver ottemperato all’assetto della viabilità definitiva attorno a Malpensa 2000 e già parlare di una nuova costruzione di dimensioni che superano e ampliano fortemente quelle previste dal Prg vigente di Malpensa, che risale al 1986, che è stato già disatteso in termini di numero di passeggeri e che viene disatteso anche nelle prospettive future di cui si parla relativamente all’aeroporto".

Così reagiscono il Sindaco di Ferno Claudia Colombo e il Vicesindaco e Assessore al Territorio Piergiulio Gelosa alle notizie diffuse tramite alcuni organi di stampa circa le dimensioni del nuovo terzo satellite a Malpensa e i lavori di ampliamento e potenziamento della struttura aeroportuale che sorge in massima parte sul territorio fernese. L’attacco non è rivolto alla società di gestione aeroportuale, esecutrice dei progetti, ma va direttamente allo Stato, soprattutto a fronte della notizia che il progetto originario relativo al terzo satellite è stato rivisto e corretto con "il benestare del Ministero dei Trasporti" che ha acconsentito alla modifica dei disegni originali e quindi all’ampliamento della struttura, le cui dimensioni vengono duplicate (La Prealpina, 25 aprile 2001).

"Ci chiediamo – proseguono il Sindaco Colombo e l’Assessore Gelosa – dov’è lo Stato che dovrebbe garantire i diritti e la legalità. Sembra quasi che non abbia il coraggio di prendere decisioni chiare, facendolo invece in maniera "trasversale": valga come esempio la bocciatura del decreto di divieto ai voli notturni". Non solo: citando l’aumento di traffico si cita naturalmente anche la terza pista, sulla cui realizzazione gli stessi vertici aeroportuali hanno dichiarato di volere una verifica con le istituzioni territoriali. "Ufficialmente – proseguono il Sindaco e l’Assessore al Territorio di Ferno – nessuno ha però mai chiesto il parere del territorio. E il timore è proprio l’incongruenza che nasce dal fatto che si sta per realizzare il terzo satellite, di 46mila metri quadrati, con l’obiettivo di raggiungere i 40 milioni di passeggeri, ma che per farlo funzionare in questi termini occorre per forza una terza pista. È come costruire una cattedrale nel deserto, senza prima realizzare le strade".

Ma quello che più infastidisce gli amministratori fernesi è essere venuti a conoscenza dei progetti non per via ufficiale, ma da fonti giornalistiche. "Il terzo satellite – spiegano infatti il Sindaco Colombo e l’Assessore Gelosa – insiste in gran parte sul territorio fernese, ma che il Ministero ha dato l’okay alla sua realizzazione in nuovi termini lo abbiamo saputo solo attraverso notizie dei media. Il tutto mentre lo Stato delega i Comuni, con l’articolo 4 della legge 47/85, a vigilare sull’attività urbanistico-edilizia nel territorio comunale per assicurarne la rispondenza alle norme di legge, per tutelare l’insediamento ambientale degli immobili, senza però dare agli enti locali gli strumenti, anche economici, per farlo, senza coinvolgere i Comuni per dare il proprio parere su grosse realizzazioni. I Comuni, dunque, devono vigilare. Ma ci chiediamo: considerato che la verifica di conformità delle opere realizzate rispetto al Prg Malpensa compete allo stesso Stato, chi deve invece vigilare sulla corretta interpretazione di conformità? Di chi è la competenza? Il presidente di Sea ha dichiarato che la terza pista si farà solo con il consenso del territorio: ma una volta realizzato un terzo satellite delle dimensioni approvate dal Ministero, che cosa succederà? Ci troveremo ancora una volta davanti a un fatto compiuto da cui non si può più tornare indietro, come è accaduto per il mancato rispetto dei volumi previsti dal Prg del 1986?".

Ferno sta da tempo mettendo in atto controlli organici su quanto accade sul territorio, anche se la mancanza di mezzi messi a disposizione, come si accennava, dallo Stato ai Comuni – peraltro appunto delegati a tutelare il rispetto dell’aspetto ambientale – non rende semplice il lavoro, soprattutto davanti a opere di dimensioni come quelle dell’aeroporto.

"Inoltre – proseguono Colombo e Gelosa – negli articoli di stampa si parla di sviluppi legati alla Cargo City, al sistema di smistamento dei bagagli e a una piastra commerciale. E su quest’ultimo punto vorremmo sapere se e come è stato accatastato l’immobile T1 spazio commerciale e se tale realizzazione non cozzi con la pianificazione degli enti locali. Tale intervento ci lascia perplessi anche perché se tutte le attività commerciali e di appoggio vanno a svilupparsi all’interno dell’aeroporto in deroga alla normativa, che opportunità restano alla popolazione esterna? Nessuna, solo il danno". E un pensiero va naturalmente alle famiglie che rientrano nel piano di eventuale delocalizzazione. In attesa del bando definitivo previsto per l’inizio di maggio, in questi giorni stanno arrivando le valutazioni e le stime di Finlombarda rispetto alle abitazioni delle persone interessate al trasloco. Stime che spesso "fanno a pugni" con quelle effettuate dagli abitanti stessi. Naturalmente in negativo. "Si parla di realizzazioni di miliardi di lire per l’aeroporto, e nei paesi si "tira sul prezzo" delle case di persone che soffrono per una situazione di disagio diventata intollerabile – concludono Claudia Colombo e Piergiulio Gelosa.- . Integrare l’aeroporto con il territorio vuol dire discutere insieme sulle cose. Invece sembra che, per lo Stato, i Comuni siano le Cenerentole di turno".

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 27 Aprile 2001
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