Il volontariato in piazza contro la “crisi di vocazioni”
Sono 53 le associazioni cittadine che hanno animato corso Matteotti
Si è svolta oggi la quarta edizione della"Giornata di Incontro tra la Cittadinanza e il Volontariato organizzato": più di cinquanta le associazioni varesine coinvolte, che si sono date appuntamento nelle vie del centro storico con stands e gazebo per presentare i propri servizi alla cittadinanza.
L’iniziativa, che si è svolta nell’arco di tutta la giornata, ha riscosso un buon successo, secondo gli organizzatori, che si ritengono soddisfatti per la ricca affluenza di pubblico, interessato soprattutto ai servizi sociali offerti dalle diverse associazioni. L’intento principale dei promotori per questa edizione è quello di incrementare le relazioni di scambio tra volontari e pubblico, oltre naturalmente quello di promuovere e far conoscere l’azione del volontariato nella nostra provincia, che tra l’altro assume una notevole rilevanza. Oltre 90, infatti, sono le associazioni di volontariato solo a Varese, 500 in tutta la provincia e oltre 2500 in regione, questi i numeri del volontariato sul nostro territorio. La Giornata di incontro tra la cittadinanza e le associazioni di volontariato,inoltre, assume quest’anno una maggiore importanza e un significato particolare, dato che il 2001 è stato proclamato dall’Organizzazione delle Nazioni Unite "Anno Internazionale del Volontariato". Novità di quest’anno è stata anche l’organizzazione della giornata, che ha previsto un ricco programma di iniziative collaterali, rivolte prevalentemente ai più piccoli:momenti di animazione con clown e laboratori di mimo, pre-acrobatica, trucco e giocoleria, curati dagli artisti di strada della "Piccola Cooperativa l’Isola". La giornata è stata anche l’occasione per fare il punto sulle "vocazioni" nel mondo del volontariato; il reclutamento delle nuove leve, infatti, in alcuni settori comincia a essere difficoltoso. Lo conferma Edo Golzi, coordinatore di tutte le associazioni cittadine di volontariato: "Molte realtà – dice- vivono grazie all’opera dei neopensionati, dei cinquantenni. Si fa fatica ad attirare invece persone più giovani, i trentenni. Non che manchi sensibilità, anzi, anche loro bussano alla porta delle associazioni, si avvicinano con entusiasmo a questa esperienza. Ma spesso mancano di continuità: al primo figlio, al primo cambio di lavoro non si fanno più vedere. Io ho cominciato a trent’anni e da allora non ho più smesso". |
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