Teatro: “dopo cinquant’anni il primo fatto concreto”

Intervista ad Andrea Campane direttore del nuovo teatro di piazza Repubblica

Una volta era in piazza Giovine Italia, con l’accesso in via Rossini, nel centro storico della città. Fu abbattuto nel 1953 per fare spazio a dei condomini. Roba bella per gente perbene. Da allora non è stato più ricostruito. La stagione teatrale, sfrattata dalla sua sede naturale, è stata costretta a migrare da una struttura all’altra della città. Negli ultimi anni aveva trovato casa al Cinema Teatro Impero, ma a partire da quest’anno ritornerà in un teatro, senza altre definizioni aggiuntive che costringano a coabitazioni forzate. Sui ritardi dell’opera, in costruzione in piazza Repubblica, si è già detto e scritto, sulle garanzie e le rassicurazioni dell’amministrazione comunale pure. Al neodirettore Andrea Campane abbiamo rivolto alcune domande sia sulla storia, sia sul futuro di questa struttura.

Puo’ spiegare in sintesi come nasce la decisione di costruire un teatro in città

Per anni la stagione comunale è stata ospitata dal Cinema Teatro Impero. Perché questa soluzione non era più praticabile?
"Ci si voleva svincolare da una situazione di monopolio che finiva per condizionare non poco l’intera programmazione. Qualsiasi spettacolo doveva passare per forza da lì e a certe condizioni, cosa che non permetteva lo sviluppo in piena autonomia. Pensiamo solo alla questione dei fine settimana, per non parlare del costo. Non si potevano programmare spettacoli teatrali dal venerdì alla domenica perché la struttura era vincolata alla proiezione di film".

Parliamo dei costi dell’operazione. Perché i cittadini dovrebbero gioirne?

Che tipo di programmazione e attività avrà la nuova struttura?
"Le linee di funzionamento riguardano tre settori: una programmazione comunale, che è di ottimo livello, una programmazione da parte della società di gestione che garantirà dalle 20 alle 30 date, mentre per le rimanenti serate la sala verrà affittata. Le soluzioni sono tante, pensiamo solo ai possibili convegni, conferenze o alle possibilità offerte dalla vicinanza con l’università dell’Insubria".


"Perché dalle tasche dei cittadini non uscirà né più né meno di quanto usciva prima, con la differenza che Varese avrà un teatro, con il triplo delle serate riservate alla programmazione del Comune ad un prezzo nettamente inferiore rispetto a quanto pagava prima. Tutti i costi di gestione, acqua, luce gas e quant’altro saranno a carico della società che lo gestirà e il Comune percepirà un’entrata per la concessione d’uso di suolo pubblico. Insomma una battuta di Mao diceva che quando il dito indica la Luna, lo stupido guarda il dito. In questa fase, complessa e difficile per ovvii motivi, molti guardano il dito".

"L’operazione teatro nasce da una considerazione molto semplice: a Varese mancava da quasi cinquant’anni. La nostra città era uno dei due capoluoghi di provincia in tutta la Lombardia a non avere un teatro. In provincia altre città, come ad esempio Saronno, Cassano e Busto Arsizio, avevano teatri da ristrutturare, edifici già esistenti.Varese invece no. Dopo l’abbattimento, ogni generazione di politici che si è succeduta nel tempo ha sempre promesso la ricostruzione, mai realizzata. Quello di piazza Repubblica è il primo fatto concreto."

Nascono un po’ ovunque stagioni teatrali, organizzazioni di spettacoli e kermesse varie. È un fermento dettato da una domanda specifica ?
"Una pluralità di voci sul territorio è sempre un aspetto positivo. Non penso nemmeno che la nascita di più iniziative porti via il pubblico alle altre e il successo di alcune stagioni teatrali in provincia ne è la conferma. Semmai l’obiezione riguarda ciò che si propone e come lo si propone. Si deve fare un discorso sul know how richiesto a chiunque voglia operare in questo settore. È come per il calcio, tutti pensano di poter fare l’allenatore della nazionale, convinti che per vincere sia sufficiente prendere un giocatore, un fuoriclasse, e piazzarlo in mezzo al campo. Non è proprio così. L’organizzazione nel settore dello spettacolo richiede una conoscenza profonda di alcuni meccanismi, una strategia pianificata e pensata a dovere in ogni suo passaggio, dalla prevendita alle forme di abbonamento, con una condizione imprescindibile: il rispetto del pubblico".

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Pubblicato il 26 Ottobre 2001
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