Condannati gli islamici arrestati a Gallarate
Quattro sentenze di colpevolezza (dai 4 ai cinque anni di cercere) dal Gup Giovanna Verga. Il processo si è svolto con rito abbreviato
Si è concluso con quattro condanne il processo agli uomini del Gspc (cellula dell’integralismo islamico vicino ad Al Queida) arrestati in aprile a Gallarate. I quattro tunisini, Ben Khemais Essid Sami (detto Saber il viaggiatore), Mokhtar Bouchoucha, Tarek Charaabi e Mohamed Ben Belgacem Ahuadi erano accusati di associazione a delinquere finalizzata al traffico d’armi, esplosivi e aggressivi chimici. La sentenza di colpevolezza ha stabilito pene che vanno da quattro a cinque anni di reclusione (cinque anni per i primi due, quattro per i secondi).Il processo si è svolto con rito abbreviato, dinanzi al Giudice per l’udienza preliminare Giovanna Verga. Per alcuni coimputati, che non hanno accettato il rito abbreviato, proseguirà invece il processo tradizionale. Il pubblico ministero aveva chiesto 6 anni di reclusione per Ben Khemais Essid Sami e 4 e mezzo per gli altri tre. L’inchiesta, partita da una serie di pedinamenti effettuati dalla Digos di Varese e coordinata dal pm della procura di Busto Arsizio Giuseppe Battarino, era stata in seguito accorpata con quella milanese del pm milanese Stefano Dambruoso. Iniziata nel 2000, si era concretizzata con gli arresti del gruppo di via Dubini a Gallarate il 5 aprile del 2001. «Una sentenza positiva – commenta il pm Battarino – che riconosce le responsabilità degli imputati, la bontà dell’impianto accusatorio e soprattutto la realtà dei fatti di quanto avevamo scoperto con l’indagine». Il pm di Busto Arsizio si dice quindi soddisfatto nonostante l’accusa avesse chiesto una pena più severa. «Sì, c’è soddisfazione da parte nostra, anche perché è stata riconosciuta la sostanziale omogeneità tra le inchieste di Milano e Busto, che invece era stata contestata dalla difesa». Una sentenza che arriva anche a poche ore dall’arresto a Roma di un gruppo di marocchini forse legati al Gspc (gruppo salafita per il combattimento). Ma non è strano che a distanza di un anno ancora le forze di polizia stiano scoprendo gruppi islamici? «No – spiega il pm – è la dimostrazione di quanto avevamo capito con la nostra inchiesta: ci sono gruppetti isolati, autonomi, legati solo dalle convinzioni e dall’addestramento, pronti, in determinate occasioni, a entrare in azione, al di là di un disegno organico unitario». |
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