Via l’edicola dalla stazione. La proprietaria: «Mi vogliono cacciare»

Francesca Gerace è affetta da sclerosi multipla e disabile al 100 per cento; da 35 anni fa l’edicolante: «Nessuno mi aiuta, sono considerata una cittadina di serie B»

Da più di 35 anni Francesca Gerage è l’edicolante della Stazione delle Ferrovie Nord Milano. Il 5 luglio dovrà andarsene. È quanto le hanno detto proprio le Ferrovie Nord dopo anni di richieste, mediazioni, avvocati. La 54enne Gerace, disabile al 100 per cento e affetta da sclerosi multipla dal 1996, ha avuto in gestione l’edicola della stazione saronnese per 30 anni; nel ’96 è diventata proprietaria dell’edicola e da allora sono iniziati i guai.

«Non riuscivo a pagare un affitto di 48 milioni di lire annue per venti metri quadri – racconta l’edicolante – arrivavo a pagare fino a quasi 40 milioni, ma i mesi di luglio e agosto, quando non c’è quasi nessuno in città, erano davvero duri. Ora le Ferrovie Nord dicono che sono morosa, ma ho sempre pagato tutto quello che potevo. Quello che mancava come facevo a pagarlo con tutti i danni economici che mi hanno arrecato?». La Gerace fa riferimento al fatto che dal ’99, anno di inizio dei lavori di sistemazione della Stazione, l’edicola è stata costretta a spostarsi: dall’interno, dove era situata di fronte alla biglietteria con il passaggio di molta gente, all’esterno con un chiostro, lontano dall’ingresso e, soprattutto, a una decina di metri dai bagni pubblici. «Questo spostamento mi ha ridotto a un terzo gli incassi, io ho perso 70 milioni l’anno – spiega l’edicolante – A questo spostamento poi si aggiunge il fatto che il chiostro non è a norme, piove dentro, e ci sono topi che trovano casa negli scarichi dei bagni. Con le perdite di vendite che ho avuto con questo spostamento, le Ferrovie Nord non mi hanno abbonato niente sull’affitto e adesso dicono che sono morosa».

La donna dice di aver parlato anche con le alte dirigenze delle Ferrovie Nord, ma nessuno le ha saputo dire cosa potesse fare per continuare a lavorare. «Mi sono rivolta all’amministrazione comunale per chiedere allora uno spazio sulla piazza, ma dal comune mi hanno risposto che non ci sono spazi disponibili. Io ne ho individuato uno, ma mi hanno detto che non ci sono le misure». Adesso lo sfratto entro il 5 luglio. «Mi stanno impedendo tutti di lavorare, prima facendomi pagare un affitto esorbitante (4 milioni al mese), adesso cacciandomi. Io voglio lavorare e non stare sulle spalle della comunità. Mi stanno rovinando». La Gerace è comunque decisa a non arrendersi. «Non mi sono arresa con la malattia e non mi arrendo adesso: dal 5 luglio mi metterò a vendere i giornali per terra con le cassette di legno, magari in quella situazione qualcuno mi aiuterà. Intanto vanno avanti anche gli avvocati. Resta il fatto che oggi sono considerata una cittadina di serie B».


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Pubblicato il 28 Giugno 2002
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