Confine chiuso, la rabbia dei frontalieri
Momenti di tensione al valico chiuso anche ai pedoni. Istituito un battello speciale per sconfinare
Ore 22 circa, giovedì 28 novembre, valico di Lavena Ponte Tresa. Una serata come tante, gli ultimi frontalieri fanno rientro dalla Svizzera per raggiungere le località a ridosso del confine. Ma c’è un problema: il Tresa si è talmente ingrossato che dalla Prefettura è arrivato l’ordine di non lasciar passare più nessuno, neppure a piedi. I frontalieri iniziano ad accalcarsi al confine, dove le autorità doganali italiane e svizzere stanno presidiando i pochi metri d’asfalto che separano l’Italia dalla Svizzera. L’ordine è tassativo: nessuno deve passare dal ponte. Dall’altra parte qualcuno comincia a protestare per non poter fare rientro a casa: l’alternativa passare da Fornasette, poi giù a Luino per raggiungere la Valganna: quasi un’ora di strada, con l’acqua che scendeva ieri. A Cremenaga nemmeno parlarne: si arriverebbe in un cul de sac dato che la provinciale che collega Lavana Ponte Tresa non esiste più. "A quel punto non ho potuto fare altro che ordinare la deroga alla comunicazione prefettizia, in modo da permettere ai numerosissimi frontalieri di ritornare in Italia – spiega il sindaco di Lavena Ponte Tresa Donata Mina Stocchi. Per alcuni frangenti si sono vissuti momenti di vera tensione, con decine di persone che spingevano contro il cordone approntato dalle forze dell’ordine. Addirittura ho dovuto parlare al megafono per tranquillizzare i più scatenati, promettendo loro che una soluzione si sarebbe trovata". E la soluzione è arrivata, con il transito sul ponte pericolante – la struttura non è ad "arcata" ma ha numerosi piloni piantati nel lago che debbono sopportare il peso di tonnellate d’acqua – a gruppetti, cinque per volta, di tutti i frontalieri. Poi una notte movimentata, con acqua a catinelle. Pioveva ancora questa mattina quando è partito il primo battello straordinario in tutta fretta approntato dall’amministrazione comunale. Si parte di fronte al bar Johnny, a Lavena Ponte Tresa italiana e si attracca alla dogana svizzera: nemmeno il tempo di dare un’occhiata all’orologio, dato che il tragitto è di pochissimi metri. "Questo disagio ci è costato 2.500 franchi svizzeri, e siamo già stati fortunati ad aver trovato il privato disponibile ad offrire questo servizio – conclude il sindaco". E i frontalieri? Sono tanti, e tutti, se vogliono entrare in Svizzera da Lavena Ponte Tresa debbono fare uso del battello, che non ha sosta. Solo dalle 6.30 alle 7 di questa mattina, 29 novembre, sono stati fatti 15 viaggi andata e ritorno con 50 persone per corsa. Nel pomeriggio, per la fortuna delle finanze pontetresine, è arrivata una comunicazione da Villa Recalcati: sarà la provincia, fino a quando non verrà riaperto il valico, a sobbarcarsi l’onere di pagare il battello. |
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