Mafia nel Varesotto. Il pm chiede condanne severe
Varese - Conclusa la requisitoria di Abate al processo "Isola Felice 2". Le richieste complessive di pena superano i due secoli di carcere
Negli anni ’80 hanno operato nel Varesotto bande con legami alla criminalità organizzata; bande che hanno agito spesso armate per compiere reati in serie come rapine, estorsioni, spaccio di stupefacenti.
L’associazione di stampo mafioso è stata ribadita questa mattina nell’aula bunker del tribunale di Varese dal sostituto procuratore Agostino Abate che ha concluso la sua requisitoria nel processo cosiddetto Isola Felice 2: la maxinchiesta prende in considerazione i fatti criminosi che avevano per epicentro la zona di Venegono e di Tradate. Complessivamente le richieste di pena superano i 2 secoli di carcere. Le richieste più pesanti e significative hanno riguardato i capi dell’organizzazione, alcuni dei quali, a processo già iniziato, hanno deciso di diventare collaboratori di giustizia.
Nell’elenco degli imputati spicca il nome di Armando Aria, di Tradate, considerato elemento di potere tra i cutoliani che sbarcarono nel Varesotto; la famiglia Aria, per intenderci, fu quella che diede a lungo ospitalità a Roberto Cutolo, figlio del boss di Ottaviano Raffaele. Per Armando Aria, Abate ha sollecitato una condanna a 12 anni. Più alta quella che da oggi pende sul capo di Gaetano Quaranta, siciliano, la cui famiglia per anni avrebbe dettato legge a Venegono in molteplici attività criminali, contrastata solo da quella del vecchio “zio Bastiano” Allia, anch’egli imputato nel processo ma deceduto due anni fa. La richiesta per Gaetano Quaranta è di 17 anni. La collaborazione con la giustizia ha giovato invece a Vincenzo Grado: sette anni e mezzo la richiesta del pm, nonostante la famiglia Grado sia quella con il pedigree mafioso più inquietante.
Elementi del gruppo furono condannati nel primo maxiprocesso di Palermo istruito da Giovanni Falcone. Decimati nella guerra per il controllo dell’area palermitana, che vide prevalere i corleonesi di Totò Riina, alcuni elementi della famiglia Grado si erano trasferiti nel Varesotto, in particolare in Valceresio, “esportando” una serie di attività illecite. Alte le richieste anche per una serie di “soldati” dell’organizzazione che, pur non avendo legami espliciti con le cosche, avrebbero fatto da manovalanza in numerose estorsioni e rapine commesse nel Varesotto. Ieri è partita la maratona delle arringhe dei difensori, la sentenza è prevista in aprile.
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