Acquistavano macchine in leasing, poi le imbarcavano per il Nord Africa e infine ne denunciavano il furto, incassando l’assicurazione. A fare tutto questo erano però delle società fasulle messe in piedi da due coniugi bustesi, per i quali sono scattate le manette. Erano a capo di una banda formata da ventitre persone, che la polizia di Busto Arsizio è riuscita a mettere nudo dopo tre anni di indagini, coordinate dal procuratore della Repubblica di Busto Arsizio Tiziano Masini. Ma insieme al traffico di auto lussuose che poi venivano rivendute in Nord Africa, è stato scoperto un altro raggiro che alimentava i due coniugi: racket di permessi di soggiorno falsi elargiti a decine di immigrati stranieri, in cambio di cospicue somme di denaro e con la connivenza di un avvocato milanese. La complessa operazione che ha inchiodato i principali artefici dell’associazione a delinquere è stata conclusa sabato 31 maggio dalla polizia di Busto Arsizio. Ci sono voluti anni di indagini, condotti con la collaborazione della polizia francese e spagnola. Erano partite tre anni fa in seguito alla segnalazione della polizia di frontiera di Ventimiglia e di quella francese, che avevano appuntato la loro attenzione su macchine di lusso che, frontiera dopo frontiera giungevano sullo stretto di Gibilterra per essere imbarcate su motovedette e prendere il largo alla volta del Nord Africa, dove poi venivano rivendute. Delle stesse macchine, dopo un giorno dall’acquisto, veniva denunciato il furto e incassata l’assicurazione. E a capo di tutto questo c’erano di volta in volta società fasulle, messe in piedi dai due coniugi. A subire danni sono state così una ventina fra compagnie di assicurazione e società di leasing, truffate dalla banda. Dopo quarantaquattro perquisizioni, il sequestro di due autovetture, l’individuazione di altri quindici, intercettazioni di telefonate su cellulari, telefoni e comunicazioni via fax, i ventitre componenti della banda sono stati individuati e ora risultano indagati a piedi libero. Tre ordinanze di custodia cautelare per M.M. quarantaquattro anni, già arrestato durnate le indagine e al quale il provvedimento è stato notificato nel carcere di Opera, dal quale continuava comunque a dirigere alcune operazioni. Il secondo provvedimento per la moglie trentaduenne G.H. e il terzo arresto è scattato invece per un un trentasettenne residente in Sardegna. Nell’organizzazione ognuno aveva la sua funzione. C’era chi faceva da prestanome o chi si occupava di condurre le macchine oltre confine. Tutti ora risultano indagati a piede libero. Ma la truffa e il traffico di automobili di lusso non era l’unica fonte di guadagno illecito per i due bustesi. Durante lo svolgimento delle indagine il commissariato di via Candiani ha individuato anche il racket di permessi di soggiorno falsi. Sempre a capo di società fasulle, i due coniugi si offrivano come datori di lavori a stranieri immigrati, soprattutto cinesi. Il complice dell’operazione era un avvocato di Vibo Valentia, che ha uno studio a Milano. Era lui che offriva le sue prestazione per produrre permessi fasulli. Dietro un cospicuo compenso, pari a circa mille euro, i documenti erano stati recapitati ad una trentina di stranieri, soprattutto cinesi Alla conclusione delle operazioni di indagine, oltre ai provvedimenti di custodia cautelare, sono state sequestrate due autovetture, che ancora non avevano preso la via mare, individuate altre quindici in Nord Africa, indagati gli altri componenti dell’associazione a delinquere e individuate una ventina di parti offese. nella rete della polizia è finito anche un latitante che doveva scontare due anni per furto e ricettazione.
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