Decreto Gasparri bocciato. Ds: «E ora il comune faccia ricorso»
Fabrizio Mirabelli: «La Regione ha fatto ricorso al Tar e ha avuto ragione, Varese no. È un esempio di incapacità amministrativa»
La Consulta ha giudicato incostituzionale il decreto Gasparri 198 del 2002; vale a dire quel provvedimento che legittimava alcune infrastrutture (nel caso specifico le antenne) come «compatibili con qualsiasi destinazione urbanistica e realizzabili in ogni parte del territorio comunale anche in deroga agli strumenti urbanistici e ad ogni altra disposizione di legge o di regolamento»; di fatto aprendo la strada al far west delle istallazioni di antenne, lasciando alle compagnie telefoniche una licenza pressoché assoluta, in nome di un immediato vantaggio economico.
Un problema che ha toccato da vicino anche Varese e che è da alcuni giorni alla ribalta alla luce della nuova antenna al “Vela” di Masnago.
La decisione della consulta è accolta con soddisfazione da quanti da tempo denunciano il liberismo selvaggio nel settore e, già in tempi non sospetti, chiesero al sindaco Fumagalli di prendere posizione contraria ricorrendo al Tar:
«Da tempo avremmo voluto che questa amministrazione si mobilitasse contro il decreto – spiega Il segretario dei Ds cittadini Fabrizio Mirabelli -; esattamente come la Regione Lombardia, che si è appellata alla Corte Costituzionale. Ora si è creata questa strana situazione: la Consulta ha giudicato non costituzionale il decreto. Quindi la Regione Lombardia ha avuto ragione a ribellarsi. Il comune di Varese, dello stesso colore politico, non l’ha fatto, anzi si è buttato a capofitto seguendo le indicazioni di Gasparri e adesso capirà di aver avuto torto. Un’altra dimostrazione di inadeguatezza di questa giunta».
Sotto accusa in particolare l’assessore Nicoletti, la cui militanza nello stesso partito di Gasparri fa pensare a Mirabelli di «aver proceduto come un carro armato nell’applicazione del decreto».
E torna d’attualità una richiesta già fatta dai Ds tre anni all’amministrazione: «Quella di istituire un regolamento comunale che normalizzi il settore: obiettivi di qualità, procedure autorizzative, obblighi di comunicazione, salvaguardia dei cittadini».
Tra le altre mozioni vi era quella di una convocazione congiunta della commissione urbanistica e ambientale per valutare lo stato delle cose. Commissione che ha fatto ben poco. E che oggi, alla luce, della bocciatura della consulta, è ancora più urgente che si metta all’opera, tanto per il singolo caso “Vela” quanto per tutto il territorio.
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