Dalla Prealpina latte una sfida alle multinazionali del latte

La cooperativa compie 70 anni e rilancia la sua attività per raccogliere le nuove sfide del mercato grazie alla qualità dei suoi prodotti

«Quando nel lontano 9 settembre 1933 venne fondata la Prealpina latte l’obiettivo era quello di portare il latte nelle città. Oggi la realtà è profondamente cambiata e siamo in presenza di un mercato ad altissima competitività». Fabio Binelli (foto), presidente dell’azienda varesina, interviene alla commemorazione per i 70 anni della cooperativa. Prima di lui aveva parlato il commendatore Romeo De Bernardi, vicepresidente negli anni Ottanta. A lui il compito di un’accurata ricostruzione storica. Poi è stato il turno di Claudio Vallini, allevatore e attuale vicepresidente.

«Nel 1996 abbiamo compiuto un’importante svolta liberandoci dalla stretta delle multinazionali. Prima dalla Lactis e poi dalla Parmalat. Anche se allora la pensavo in un altro modo siamo stati bravi a fare una scelta così coraggiosa. Oggi la centrale, a differenza dei nostri concorrenti ritira il latte di tutti i soci. Certo siamo costretti a pagare poco un latte di alta qualità, ma questo ce lo impone un mercato sempre più difficile».
E si, il mercato risente della politica distributiva e Binelli, senza puntare il dito contro nessuno lo ha detto a chiare lettere. «Non possiamo restare fuori dalla grande distribuzione e lì sono i buyer a determinare il mercato, altro che i consumatori. Noi dobbiamo sfruttare al massimo le nostre caratteristiche specifiche che sono legate al fatto che siamo una cooperativa e questo ci ha permesso di non poter vendere l’azienda nemmeno nei momenti di difficoltà. A questo si legano altri due fattori straordinari: il senso di appartenenza e il radicamento sul territorio».
Il futuro della cooperativa è comunque legato, come per altri prodotti locali, alla capacità dell’azienda di far comprendere al consumatore la bontà del latte Varese. Un prodotto di qualità che non ha paura di confronti con la concorrenza. Infatti, mentre concorrenti come Parmalat, sono impegnati a far riacquistare la fiducia agli investitori, tanto che, come riportato sull’ultimo numero dell’Espresso, pare che neppure Mediobanca riesca più a fare previsioni su un titolo in continua oscillazione, ma verso il basso, la Prealpina latte mantiene una forte identità locale grazie a una rete di piccoli allevatori che permettono di produrre un latte di alta qualità.

Questo fa si che si possa continuare a gestire un territorio agricolo che altrimenti verrebbe abbandonato. Una battaglia di cultura che si scontra con logiche di mercato completamente diverse e che non tiene in alcun conto la localizzazione dei prodotti. Un’altra concorrente, la Carnini, è sempre in oscillazione tra l’acquisizione totale e i condizionamenti della multinazionale di Tanzi che per ora mantiene solo un 15% dell’impresa perché l’antitrust non gli permette di avere una partecipazione maggiore.
Sono poche le realtà locali che resistono alla concentrazione del mercato e la richiesta esplicita, per altro già recepita, agli enti da parte dei vertici della cooperativa, è quella di dare massima visibilità ai prodotti nostrani cercando di mantenerne la produzione.
A dar manforte a questa posizione sono intervenuti il vicepresidente di Confcooperative, i vertici delle associazioni agricoltori, un dirigente della Camera di commercio e ha chiuso i lavori l’assessore all’agricoltura Bruno Specchiarelli. Quest’ultimo ha rinnovato tutta la propria fiducia nella cooperativa e ha preannunciato un grande progetto di rilancio che si potrebbe concretizzare presto.

Redazione VareseNews
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Pubblicato il 30 Novembre 2003
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