Il carcere e i sacri egoismi
Per due fondamentali motivi le testate giornalistiche varesine hanno una tradizione di civiltà in ordine ai problemi ambientali: perchè sono quasi tutte espressione di realtà economiche e finanziarie che non hanno mai cercato di imporre campagne di retroguardia a fronte della crescita della coscienza ecologica delle comunità; perché dagli Anni 60 nelle generazioni dei giornalisti il seme verde gettato da uno scienziato ed educatore come Salvatore Furia ha dato frutti eccellenti.
Ci sono poi testate come Varesenews che per scelta editoriale hanno la massima attenzione alle questioni ambientali: tanto per intenderci la stessa rivolta agli ultimi, al mondo della solidarietà e del volontariato, ai grandi temi sociali visti dalla parte di chi ne è protagonista senza avere voce in capitolo.
E a Varesenews lavora Roberta Bertolini, che con l’esempio stimola sempre i colleghi a vigilare sulle varie emergenze.
Per il carcere che la Giunta varesina ha deciso di costruire ai confini con Gazzada deturpando e “inquinando” un’oasi verde, Roberta ha detto la sua con perfetta cognizione di causa perché segue da tempo il problema e per di più a Gazzada ci abita. E’ stata un’entrata dura, per certi versi provocatoria, che ha lasciato
interdetti interlocutori “di area”, stimabili, propensi anche a ritenersi immuni da censure, nei fatti fieri portatori di sacri egoismi.
Il nodo di tutta la vicenda del carcere sta proprio nei sacri egoismi di memoria risorgimentale, oggi, come ha ricordato Roberta, aggiornabili in materia ambientale nell’effetto “nimby” (not in my back yard – non nel mio giardino) ed esaltati, per quanto riguarda il carcere varesino, anche dalla inadeguatezza di uomini delle istituzioni e dalla grassa e grossa indifferenza di una città, proprio quella che si compiace di essere definita “giardino”. Ma poi calpesta e distrugge l’erba ai confini con il vicino.
Sono egoismi dunque di una comunità intera che ha avuto più di trent’anni di tempo per affrontare il problema del trasferimento del carcere e non l’ha mai affrontato seriamente e così quando si è presentata l’occasione di un finanziamento sicuro ha fatto una scelta ecologicamente scellerata. Accusare la Giunta leghista è corretto, ma sarebbe ancora più corretto tenere ben presente che ci sono altri imputati eccellenti, intere generazioni di politici di ogni colore, di urbanisti e ambientalisti che, passate le discussioni sul carcere che ogni tanto , veri fuochi fatui, si accendevano, mai hanno fatto proposte dettagliate, se non progetti condivisibili, da attuare se avessimo vinto la lotteria della Befana. La Befana Castelli è arrivata e adesso siamo nei guai: il sindaco di Varese, che assieme al suo predecessore passerà alla storia della città per non avere lasciato una
sola impronta dell’Era leghista, non si è lasciato sfuggire il malloppo.
Gazzada da tempo è stata coinvolta in questo problema e pesantemente: non mi sento di accostarla quanto a inettitudine a Varese, resta il fatto che se in questi mesi anche se respinta con malgarbo dal silenzio dei guastatori di Palazzo Estense Gazzada avesse accennato a una ipotesi diversa per la sede del nuovo carcere, magari affiancando alle indicazioni anche un abbozzo di progetto, certamente avrebbe messo in seria difficoltà Varese, avrebbe avuto dalla sua anche sul piano politico e operativo quanto meno la parte migliore dei bosini dormienti. E avrebbe messo in azione uomini della Lega che devono stare zitti, ma che non condividono l’operato del sindaco. Ce ne sono.
Polemizzare con Roberta non serve a nulla. E’ rimandare la pallina dall’altra parte della rete. In qualche modo è far parte del Nimby Club. E lo dico con tutto il rispetto.
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