Rifarsi gli occhi
La compagnia Zappalà danza ha presentato al Teatro G. Pasta l'utima produzione del coreografo siciliano Roberto Zappalà Tema conduttore l’esplorazione delle percezioni sensoriali
La compagnia Zappalà danza ha presentato al Teatro G. Pasta di Saronno l’utima produzione "Rifarsi gli occhi" la nuova tappa di "Corpi incompiuti" , un work in progress che il coreografo siciliano Roberto Zappalà sta conducendo da qualche anno nel suo atelier catanese Scenario Pubb. Bli. Co. e che ha come tema conduttore l’esplorazione delle percezioni sensoriali.
Danza come moto dei sensi, danza come veicolo per decifrare e comunicare sensi e sensazioni. E corpo, che attraverso i sensi esiste e vive. Questo è "rifarsi gli occhi", un lavoro che, dopo "Ob/Sol.um" in cui si indagava il disagio che il corpo subisce o infligge e "Ascoltando i pesci" sul silenzio e il mutismo, esplora la vista, forse il più fondamentale dei cinque sensi, proprio perché da essa dipende la maggior parte delle informazioni e degli input che abbiamo sul mondo, ma allo stesso tempo è anche, fra i sensi, il più ambiguo, quello che più facilmente trae in inganno.
Sulla scena, niente quinte né fondale: non un palcoscenico, ma un semplice spazio nudo, disseminato di pochi oggetti quotidiani: una sedia che gira in continuazione, qualche fiore, un WC. Un luogo della vista dove le regole sceniche vengono infrante con un effetto destabilizzante sugli spettatori, una trentina dei quali disposti sui tre lati del palco, diventano quasi inconsapevolmente degli autentici "punti di vista", dei minuscoli osservatori…Rifarsi gli occhi, dunque, inteso anche come modo per cambiare ottica, per rendersi conto che ogni cosa vista da differenti angolazioni e contesti può rivelare aspetti insoliti.
La danza quindi percorre quel filo sottile che passa tra quello che realmente è e quello che appare, tra luce e buio, tra miraggio e realtà.
Lo spettatore viene "iniziato" a questo viaggio attraverso le parole di una televisione, simbolo per eccellenza della comunicazione visiva, ma anche e sempre più metafora dell’ ingannevole e dell’ illusorio.Gli interpreti si muovono nello spazio dilatato come pesci in un acquario, in un disordine solo apparente che sfrutta attraverso il gesto dinamico ogni centimetro disponibile della scatola scenica.
I loro occhi guardano, osservano, scrutano oggetti, il vuoto, altri occhi. O semplicemente scelgono di non guardare, di dare spazio agli altri sensi e allora anche il movimento cambia, le dinamiche mutano, il corpo, gli oggetti e il suolo interagiscono diventando strumenti di "azione e reazione".
Uno spettacolo da vedere a 360°, che a seconda della prospettiva da cui lo si guarda la percezione visiva cambia radicalmente rivelando qualcosa di nuovo, di mai visto prima. Nel contempo esso rappresenta anche un’ ulteriore stadio nell’ evoluzione stilistica di Zappalà: molto ben curato pressoché sotto tutti gli aspetti, da quello registico, ma soprattutto dal punto di vista coreografico, nonché quello interpretativo dei danzatori, tutti estremamente presenti in scena, tutti con una forte personalità
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