Dove si parla di miele e Buscaglione, di Xu-Tan e Marchesi
Ciao, Fred
Fred il Duro, Fred con gli occhi tristi di Clarke Gable, Fred che fa il pieno di bambole facili morbide, Fred che spara alla pistola con lo swing…Sono passati 45 anni dallo schianto della Thunderbird rosa nella Roma notturna del galoppante benessere, e di Buscaglione Ferdinando, nato a Torino il 23 novembre 1921, rimane il sorriso canaille e la voce arrochita dal whisky facile e molte Gauloises. Un fumetto in musica, un personaggio dell’hard boiled school dei Mike Spillane, dei Le Breton e del nostro Scerbanenco, il “dritto” pieno di pupe platinate che lo riducono sul pavè, morbido dentro come un bonbon. Prendeva due milioni a serata, si era innamorato una sola volta e lei, Fatima, l’aveva lasciato, come da copione nelle storie dei duri. Non vide un camion o non lo volle vedere, a 39 anni entrava diritto nella leggenda. Ciao, Fred.
Facciamoci del miele
Passeggiata primodomenicale nel centro storico non soggetto a esperimenti e giretto al Mercato Bosino, ormai diventato come la bocca di un novantenne con la piorrea. Una bancarella qua e una là, in mezzo il nulla selciato del corso. Trovare qualcosa che somigli a un oggetto antico di una certa qualità è impresa da Indiana Jones, e i pochi reperti non taroccati costano come il Koh-i-Noor. Ora, mi è capitato di passare per Vicenza (non Parigi) il giorno del mercatino dell’antiquariato: oltre 200 espositori, almeno venti bancarelle di libri antichi, splendida scelta di mobili, oggettistica, dipinti, ma anche cosette sfiziose adatte per piccoli omaggi o ad abbellire il salotto con poca spesa. Un vero mercato, con gente che arriva dalle vicine città del Veneto. Nella desolazione da dopoguerra di Varese, cui contribuiscono gli scavi della piazza Monte Grappa, anche il mercatino segue l’inabissarsi della nave, superato ormai in qualità da qualsiasi bric a brac di paese. Colpisce il viandante che la bancarella meglio ubicata, sotto il Garibaldino, sia quella di un pacifico venditore di pappa reale e propoli, speriamo per lui non d’epoca. Continuiamo così, facciamoci del miele.
Xu-Tan
Sono rimasti in 400 e negli ultimi 50 anni hanno perso l’80 per cento della foresta in cui vivono, distrutta dalle compagnie petrolifere, dall’agricoltura intensiva e dai commercianti di legname a caccia di mogano. I Lacandoni sono gli ultimi discendenti dei Maya, che il mondo cosiddetto civile aveva già provveduto a sterminare, spinto dalla bramosia per l’oro. Nel 1996 questo popolo dei boschi ha perso il suo ultimo sciamano, Chan K’in “il Vecchio”, che con le sue battaglie aveva ottenuto la creazione di una piccola zona protetta per la sua gente, la riserva di Monte Azules, nel Chiapas messicano. Negli ultimi anni della sua vita ripeteva: “So che è vicino lo xu-tan, il giorno ultimo, quando gli dèi concluderanno questo ciclo del mondo. La terra diventerà secca e si creperà, una luna rossa incomberà sul mondo, i giaguari e i coccodrilli della notte mangeranno tutti gli uomini. Mio nonno diceva che era ancora lontano; mio padre che non era vicino. Ma a me gli dèi hanno detto: lo xu-tan sta per arrivare”.
Di rima in lima
Con un euretto e rami qualche volta si può portare a casa un piccolo tesoro. In un franchising gaviratese, tra le fronde degli alberoni alle fonti dei bevilacqua, luccica una perlina datata 1962, “Essere o benessere?”, a firma di quel genio dello slogan che fu Marcello Marchesi. Un libretto rizzoliano lungo e stretto, dalla carta un po’ ingiallita, ripiena di polveri sottili. Il Marcello, autore tra l’altro del “brandy che crea un’atmosfera”, “non è vero che tutto fa brodo” e “con quella bocca può dire ciò che vuole”, ricama all’uncinetto tutta una serie di aforismi e battute, introdotte dalla celebre “…non ho niente da dire, ma lo devo dire”. Centocinquantasei pagine di puro godimento, corroboranti come l’ovetto sbattuto. Tre esempi: Il debito “Gli pagai il debito come d’accordo venendogli in sogno ogni venerdì e dandogli tre numeri al lotto. Sei rate sei sogni più un sogno d’interessi”. Pura “L’amavo ma morii pura. Poi, per stabilire una colpevolezza non mia, mi tolsero la purezza durante l’autopsia”. Lungo silenzio “Era diventato muto cadendo da una impalcatura. Scherzi della natura, dopo diciassette anni parlò. La prima parola che disse, fu…Dio…Miracolo stupendo! In effetti stava finendo la bestemmia cominciata diciassette anni prima quando gli mancò sotto lo scalino mentre cercava la lima”.
BIS: Lapide sconsolante “Uomo retto. Dopo una vita lineare morto in curva”.
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