Lo sport varesino in caduta libera

Il Varese 1910 prova con fatica a risalire dagli abissi, dopo i disastri combinati da una cordata milanese. L’hockey su ghiaccio rischia seriamente di sparire. Usciti di scena i Colombo si spera in un aiuto dalla vicina Svizzera: di qua dal confine non c’è l’ombra di un investitore. Il basket tira dritto grazie all’impegno della famiglia Castiglioni, anche sponsor oltre che proprietaria della società: nessun altro nome locale (mancanza di fondi, opportunità o altro) ha voluto affiancarsi alla Casti Group. Non bastavano questi tre esempi, i più clamorosi ma non gli unici che dimostrano una volta di più la scarsa sensibilità del territorio – non dei tifosi, ma degli investitori – verso lo sport cittadino.

E in questi giorni l’ultima "mazzata": la Tre Valli Varesine partirà dal capoluogo per concludersi… a Campione d’Italia. Giuridicamente provincia di Como, geograficamente Canton Ticino. Anche la più illustre e blasonata manifestazione sportiva del Varesotto si trasferisce altrove, in omaggio allo sponsor (il Casinò), alla faccia degli appassionati di casa nostra. Intendiamoci: la casa da gioco e gli organizzatori hanno raggiunto un accordo legittimo che va bene ad entrambe le parti in causa. Quello che invece non va per niente bene è, ancora una volta, la scarsa sensibilità di una classe imprenditoriale che appare sempre più sorda alle necessità dello sport (per non parlare della cultura o della musica). E per favore, non si venga a raccontare che "è tutta colpa della crisi" o che "di soldi non ne girano". Forse questo è in parte vero, ma Varese e la sua provincia in quanto a disponibilità economica non sono certo nel terzo mondo.

Ma su questi argomenti sembra davvereo inutile battere i pugni. Anche i fratelli Lauri che di pugni se ne intendono, per trovare un promoter che permetta loro di organizzare un campionato intercontinentale si sono dovuti rivolgere all’estero. Combatteranno sabato sul ring di Lugano.