Emodinamica arricchisce la tecnologia, grazie ad un accordo interuniversitario

È in funzione all'ospedale di Circolo una nuova apparecchiatura che utilizza una tecnica d'indagine a raggi infrarossi

Da lunedì scorso, la Cardiologia dell’ospedale di Circolo di Varese dispone di una nuova, avanzata, tecnologia. Si tratta dell’Optical Coherence Tomography (OCT), una nuova e promettente tecnica diagnostica ad alta risoluzione, utilizzata presso il Laboratorio di Emodinamica.

L’apparecchiatura in questione verrà utilizzata allo scopo di sviluppare un programma molto rilevante di collaborazione interuniversitaria promosso dal MIUR nell’ambito dei Cofinanziamenti (COFIN) dell’anno in corso fra diverse sedi universitarie (Università di Bologna-Ospedale Sant’Orsola, Università Statale di Milano-Ospedale S. Paolo, Università Cattolica di Roma-Policlinico Gemelli ed Università dell’Insubria-Varese-Ospedale di Circolo). Essa e’ stata acquisita come frutto di tale rapporto collaborativo e ceduto alla Cardiologia I dell’Ospedale di Circolo dall’Università di Bologna in comodato d’uso. Sono già partite le osservazioni che porteranno alla precisa definizione dell’importante ruolo che l’OCT svolgerà in futuro nello studio delle arterie coronariche rispetto alla tradizionale metodica con ultrasuoni.

L’OCT infatti è una tecnica di immagine intravascolare simile all’ecografia ma che utilizza per l’analisi i raggi infrarossi, anziché gli ultrasuoni. Le due strumentazioni si differenziano per alcune caratteristiche. La metodica IVUS (IntraVascular UltraSound), finora utilizzata nei nostri Istituti ha una risoluzione inferiore: non sempre riesce agevolmente a delineare i confini della placca, la presenza/assenza di un pool lipidico (e quindi di colesterolo) e non consente di identificare altri dettagli strutturali come l’intima, la media, l’avventizia (gli stati normali di ogni arteria e quindi anche delle coronarie) e lo spessore del cappuccio sovrastante la placca arterosclerotica. Al contrario l’utilizzo dei raggi infrarossi dell’OCT consente una penetrazione di 3 mm con una alta definizione, ovvero la visualizzazione di microstrutture (fino a strutture sub-cellulari di piccole dimensioni fino a 4 micron). Non v’è attualmente metodica che consenta al pari dell’OCT la caratterizzazione della placca aterosclerotica responsabile della lesione causa dell’angina pectoris instabile o dell’infarto miocardico (patologie   frutto di alterazioni anatomiche e/o funzionali che rendono vulnerabile la placca) con la precisa definizione della componente infiammatoria della lesione che inizialmente è di tipo degenerativo.  L’apparecchiatura OCT è estremamente compatta e portatile. Dal punto di vista pratico le tre indagini (coronarografia, IVUS, OCT) si integrano bene, vengono eseguite nella stessa seduta ed il loro utilizzo in successione è simile al lavoro dell’istopatologo che utilizzando il microscopio passa ad un ingrandimento sempre maggiore. Quindi si avrà finalmente con l’OCT la tecnica adatta che permetta di visualizzare e di misurare “in vivo” durante una coronarografia di routine le caratteristiche anatomiche microstrutturali correlabili alla vulnerabilità della placca aterosclerotica.

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Pubblicato il 11 Aprile 2006
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