Tettamanzi benedice il “miracolo” dell’olio
Per i 1100 anni della chiesetta più antica di Varese, ha partecipato anche l'arcivescovo della diocesi di Milano. E ha benedetto "l'olio di sant'Imerio"
Olio tratto da un ulivo della pace, e dalle decine di ulivi che questa pianta ha fatto nascere. Non poteva esserci festeggiamento più originale per i 1100 anni della chiesetta di sant’Imerio, nella castellanza varesina di Bosto, la più antica chiesa della città (e uno dei monumenti più antichi in generale) che non solo resiste con i contributi di parrocchiani e cittadini, ma che ha fatto anche il piccolo miracolo dell’olio: della nascita cioè della produzione di un frutto della terra poco comune da queste parti.
Un olio di cui si è ricordato anche l’arcivescovo di Milano Dionigi Tettamanzi che, presente alla processione e alla seguente celebrazione solenne, ha benedetto, già che c’era, le bottiglie prodotte pronte per essere messe in vendita per scopi benefici.
E che ha fatto venire alla messa, in prima fila, anche i rappresentanti istituzionali dell’agricoltura. Come l‘assessore provinciale all’agricoltura Bruno Specchiarelli, o il presidente di Coldiretti Claudio Vallini, o l’assessore varesino Fabio Binelli, che di suo è anche agronomo e presidente di Prealpina latte, una delle più ostinate e significative realtà di produzione agricola locale organizzata.
"Questa è un’iniziativa del parroco che è stata raccolta con vivacità dal mondo agricolo, che vi ha posto attenzione e l’ha fatta diventare iniziativa del settore: dalla prima volta in cui è stata lanciata l’idea sono decine e decine le piante di ulivo in più" ha sottolineato Specchiarelli. "I due principali uliveti ora hanno più di 100 piante a testa – precisa il direttore di Coldiretti, Ignazio Bonacina – poi ci sono i piccoli proprietari che conferiscono e anche in quel caso arriviamo quasi ad altre 200 piante"
Non c’è da pensare a una produzione organizzata, anche se la parrocchia ha venduto 500 bottiglie del prezioso olio, i cui proventi andranno a favore di un orfanatrofio in Uganda.
"Siamo lontani da una attività di tipo agricolo in senso stretto – sottolinea Binelli – è bello però vedere il recupero di queste attività, che avranno un senso non tanto per la produzione quanto per l’aspetto paesaggistico delle nostre zone".
Per i parrocchiani, intanto, la cosa più importante è stato "santificare la festa" in una occasione davvero importante: e gli abitanti della storica castellanza di Bosto sono intervenuti in tanti alle celebrazioni, officiate dal parroco don Pietro insieme al suo compagno di seminario Dionigi Tettamanzi.
Che, nell’audio, commenta l’importanza della giornata che celebra i 1100 anni della chiesetta.
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